mercoledì 30 gennaio 2008

si! può! fareee!


Capolavoro del cinema parodistico, Frankenstein Junior.
Scena-culmine: il professor Frederick Frankenstein ("si pronuncia Frankestiin!"), nipote del famoso Viktor Von Frankenstein, scopre che il nonno aveva ragione: con scariche elettriche si può ridare la vita alla materia inanimata. Pronuncia così la frase del titolo, scandendola in modo indimenticabile.
Per chi volesse (ri)vedere la scena, ecco il linketto.

Fin qui la finzione comica.
Ora la realtà, tragicomica.


A Ferrara continua il processo contro quattro poliziotti per omicidio colposo, omissione di soccorso eccetera. Ingaggiando una colluttazione con il 18enne incensurato Federico Aldrovandi, durante la quale si sono rotti due manganelli, ne avrebbero causato la morte. Poi lo avrebbero lasciato a pancia sotto, manette ai polsi, inanimato come lo trovano i carabinieri giunti sul posto poco dopo. Il personale medico del 118, dopo aver fatto togliere le manette, ne constata il decesso: il suo cuore era in asistolia (assenza totale di segnali di attività muscolare e elettrica) da diversi minuti.
Qui e qui, in due parti, il mio ultimo filmato sul caso.

Una delle due volanti era dotata di defibrillatore. Uno dei quattro agenti era istruito, ma non obbligato, ad usarlo.
Forse il ragazzo sarebbe morto lo stesso.
Ma almeno, forse, si poteva tentare di salvargli la vita.

Assumendo il rischio di suscitare polemiche su un intervento di soccorso sbagliato (che sarebbe stato pur sempre meglio che l'intervento messo in atto dagli agenti, secondo il loro stesso racconto).

Abbiamo saputo che nel frattempo la Questura di Ferrara avrebbe deciso che i defibrillatori, sulle sue auto, è meglio toglierli.
Per non sapere né leggere né scrivere, come si dice...

Viviamo strani giorni, come cantava Battiato: piuttosto che fare e sbagliare, si preferisce non fare, non aiutare chi sta male, chi è in pericolo, chi è meno fortunato, più debole, chi è vittima. Meglio non intervenire, lasciar stare a crepare qualcuno per terra piuttosto che sporcarsi le mani. Meglio non assumersi responsabilità, evitare di andarsi ad intrigare in guai, meglio chiudersi in casa dietro le tende, dietro la paura e i confini del proprio quieto vivere...
qualcuno poi ci mette del suo, facendo soffrire di più, fino a morire, qualcun altro più debole, più indifeso, più incosciente.
Questa è la filosofia che va per la maggiore, di questi tempi: la chiamano berlusconismo, qualche vecchio anche fascismo, ma è qualcosa di più antico, di più ampio, di più profondo.

sabato 26 gennaio 2008

en train de




In francese si dice "en train de", che letteralmente significa "in treno di", "sul treno per", e sta per il presente continuo, lo "stare+gerundio" dell'italiano per indicare qualcosa che succede mentre succede.
E siccome sto weekend non succede niente e il tunnel è ancora lungo, io sto pigliando un treno.
Au revoir...

giovedì 24 gennaio 2008

rutto libero


Il governo Prodi è caduto. Non posso nascondere un sospiro di sollievo, o anche altro...
E ora? Tanto peggio, tanto meglio.

Possiamo smettere di vergognarci di averlo votato, possiamo disfarci dell'alibi "sempre meno peggio di Berlusconi", possiamo toglierci dai coglioni tutti i post-democristiani ladri infidi ipocriti e magheggioni che ci siamo dovuti spacciare come "alleati" in nome di un minimo comune denominatore (la dignità democratica, antifascista, costituzionalista), ma neanche tanto: possiamo tornare a pretendere la pace, la fine delle missioni militari per esportare la democrazia, la giustizia sociale, una più equa redistribuzione delle risorse economiche, energetiche, possiamo esigere senza cedere di un millimetro il rispetto dell'indipendenza della magistratura, della dignità dell'individuo e in particolare di chi ha meno vantaggi, eccetera eccetera eccetera. O possiamo essere definitivamente essere sommersi dal mare di merda mafiosa, collusa, affarista, prevaricatrice, fascista, xenofoba, violenta, arrogante, eccetera delle Destre. Tutte, da Mastella/Dini/Veltroni a De Gennaro, Ratzinger, Bossi/Fini e affini. Ma almeno non ci dovremo più vergognare di aver permesso che aumentassero gli incidenti sul lavoro, che crescesse il carovita a spese dei meno abbienti, che crescesse l'insicurezza del lavoro, che dilagasse l'inciucio sulla spartizione delle carcasse della Rai, dell'Alitalia, e in generale della cosa pubblica, che rimanessero al loro posto i CPT, che diventasse una montagna la monnezza che nessuno vuole e che tutti producono. Degno simbolo di questa fase.
Di vacche magre, sacre, raccomandate, da mungere...

Previsione: Napolitano dà mandato a Prodi per un governo tecnico di larghe intese, centrista, papista, veltrusconista, che vari una legge elettorale che ci faccia morire democristiani.

scioperai


Non ne sapevo nulla, ma domani è indetto uno sciopero in RAI.
Ho letto qui e qui le ragioni di chi l'ha promosso: leggetele, e ditemi se anche voi le trovate condivisibili.


P.S. Un governo nato dall'antiberlusconismo che non ha mai fatto nulla di buono sul conflitto d'interessi e per il sistema delle telecomunicazioni, merita di cadere. Cosa verrà dopo? Dipende anche da noi.

brodino di pollo


Lodi sperticate per la "satira pungente" (?) di Fiorello e Baldini. Sarà.
Il loro programma, che concentra (come il dado) in pochi(?) minuti il meglio(?) delle loro battute(? ?) prende il posto che, nel palinsesto, fu di Biagi e poi di Max e Tux.
Riuscendo a fare un programma meno divertente de "Il fatto" e meno intelligente di quello di Lopez e Solenghi.
Un record, anche di ascolti, che tira su anche l'indisposto Del Noce. Come un brodino.

lui se fosse gaber


Ho letto da qualche parte che Neri Marcorè reinterpreta Gaber a teatro. Che bisogno c'era?

Marcorè: Io mi chiamo G.
Gaber: Io mi chiamo G.
Marcorè: No, non hai capito, sono io che mi chiamo G.
Gaber: No, sei tu che non hai capito, mi chiamo G. anch'io.
Marcorè: Il mio papà è molto importante.
Gaber: Il mio papà no.
Marcorè: Il mio papà è forte, sano e intelligente.
Gaber: Il mio papà è debole, malaticcio e un po' scemo.
Marcorè: Il mio papà ha tre lauree e parla perfettamente cinque lingue.
Gaber: Il mio papà ha fatto la terza elementare e parla in dialetto, ma poco perché tartaglia.
Marcorè: Io sono figlio unico e vivo in una grande casa con diciotto locali spaziosi.
Gaber: Io vivo in una casa piccola, praticamente un locale, però c’ho diciotto fratelli.
Marcorè: Il mio papà guadagna 31 miliardi al mese che diviso 31 che sono i giorni che ci sono in un mese, fa un miliardo al giorno.
Gaber: Il mio papà guadagna 10.000 lire al mese che diviso 31 che sono i giorni che ci sono in un mese fa 10.000 al giorno… il primo giorno, poi dopo basta.
Marcorè: Noi siamo ricchi ma democratici, quando giochiamo a tombola segniamo i numeri coi fagioli.
Gaber: Noi invece segniamo i fagioli coi numeri… per non perderli.
Marcorè: Il mio papà è così ricco che cambia ogni anno la macchina, la villa e il motoscafo.
Gaber: Il mio papà è così povero che non cambia nemmeno idea.
Marcorè: Il mio papà un giorno mi ha portato sulla collina e mi ha detto: "Guarda, tutto quello che vedi un giorno sarà tuo!".
Gaber: Anche il mio papà un giorno mi ha portato sulla collina e mi ha detto: "Guarda!". Basta.

martedì 22 gennaio 2008

perché ci vuole orecchio


Una precisazione più che doverosa a chi me ne ha chiesto ragione: mi è stato chiesto perché di tutto il filmato di sopralluogo della Scientifica di Ferrara, si è sentito solo l'audio dell'unico momento a cui a qualcuno (non uno degli imputati di sicuro) "scappa" una risata.
In altri momenti si sente più volte una persona piangere (è uno degli imputati, come è stato sottolineato da uno dei difensori in aula), e in un altro momento si sente qualcuno dire (o chiedere) "era la prima volta che si impasticcava" (o qualcosa di simile).
Ma nessuno di questi due momenti era stato registrato in modo tecnicamente utilizzabile: il video è stato mostrato in aula su un monitor di computer, che abbiamo ripreso a distanza, con tutti i limiti (specie per l'audio, praticamente inascoltabile in aula). Dunque l'omissione, oltre che per ragioni di sintesi, è dovuta anche a ragioni tecniche.

Questo per correttezza verso chi, in quel momento, in quel luogo, stava soffrendo e oggi si trova imputato per le proprie responsabilità penali personali ma anche additato per responsabilità morali superiori subentrate anche dopo la morte incancellabile di Federico.
E inoltre per chi, seppure magari anche presente in aula, da quell'orecchio proprio non vuol sentirci.

Ora, davvero, torno a ballare sul soffitto.

lunedì 21 gennaio 2008

discariche



Si è già detto tante volte. Forse ci siamo davvero. Il governo sta cadendo. A pezzi.

Speriamo non lascino i resti a puzzare lungo le strade d'Italia:
chiamate De Gennaro, che è pratico, a fare uno sgombero (rifiuti) al Parlamento.
Niente riciclaggio con leggi elettorali da inciucio, niente governi tecnici.
Tutti a casa e votazioni subito: anche se torna "quel nano infame" almeno lo sapevamo già da prima che faccia che era.

una raccomandazione

Mi raccomando: stasera guardate "Chi l'ha visto?".
In particolare, verso la fine, un mio nuovo filmato su Federico Aldrovandi.

(e ditelo pure a un ex-ministro degli Interni con la K)

sabato 19 gennaio 2008

coincidenze 2


Mi hanno segnalato che su Google Video si può vedere il mio filmato di lunedì scorso.

Esattamente qui.

semplice semplice


(nell'immagine la foto segnaletica di Hans, l'uomo-talpa - "I Simpson")

Dunque, Totò Cuffaro condannato a 5 anni per favoreggiamento. Favoreggiamento semplice.
Chi avrebbe favorito, e come? Grazie a delle "talpe" (spie, chiamatele come volete), impiegati che lavoravano all'interno della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, carabinieri "amici", otteneva informazioni su indagini in corso che riguardavano suoi "amici"; li informava e questi "mettevano le cose a posto" facendo sparire microspie, evitando arresti, facendo sparire prove, eccetera.
Ma chi sono questi "amici"? Guttadauro, Miceli, Aiello e altri nomi li trovate tutti nel reportage "La mafia è bianca". Alcuni sono mafiosi.
Dunque Totò avrebbe favorito la mafia, intesa come organizzazione? No. Solo alcuni mafiosi. Singoli.

C'è una differenza, sottile, ma c'è. Il favoreggiamento non è aggravato dall'appartenenza alla stessa associazione a delinquere dei suoi favoriti.
Dunque il governatore può dire ai quattro venti che non è una condanna per Mafia.
E poi è solo una sentenza di primo grado.
Però comporta l'interdizione dai pubblici uffici.
Eppure Cuffaro, con un sorriso da orecchio a orecchio, dice ai quattro venti che lui rimane al suo posto di governatore della Sicilia.
Contento lui...

giovedì 17 gennaio 2008

facoltà di parola


Hai il diritto di rimanere in silenzio.
Tutto ciò che dirai potrà essere usato contro di te...

martedì 15 gennaio 2008

La banda del trucido


Governatore della Regione Campania dal 2000, già Sindaco di Napoli e Ministro del Lavoro del governo D'Alema: Antonio Bassolino (centrosinistra).
Sindaco di Napoli dal 2001, già Ministro degli Interni del governo D'Alema: Rosa Russo Jervolino (centrosinistra).
Commissario Straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania, e capo di gabinetto del Ministero dell'Interno del governo Prodi, già Capo della Polizia del governo D'Alema: Gianni De Gennaro.

A Napoli De Gennaro aveva già dato prova di sé nel marzo 2001.
Poi andò a Genova, dove spero continuino a gestire la loro spazzatura da soli...

Dice: sì, ma De Gennaro aveva combattuto la Mafia a fianco di Falcone.
Ok, ventanni fa...



P.S. Errata Corrige: il governo D'Alema finì nell'aprile 2000. Nel maggio la nomina di De Gennaro a Capo della Polizia fu approvata dal governo Amato. C'è una bella differenza...

voltiamogli le spalle


Dopo aver reintrodotto il rito in latino, papa Razzy è tornato a celebrare messa di spalle ai fedeli.
Poverino, deve fare un passo alla volta, ma gli piacerebbe tanto gridare:
"Kretini, non afete kapito un kakkien! La Tera è piatta, e le tònne sono kveaturen del diafolo!"...
Evviva il Vaticano 2.0!

Qualcuno ha avuto la pensata di invitarlo ad inaugurare l'anno accademico di una Università:
io sono favorevole.

Davvero. Anzi, ci vado anch'io e porto una bottiglia di benzina, così gli do una mano...



Ján Hus di nuovo sul rogo bruciava/ all'orizzonte del cielo di Praga... (Francesco Guccini, "Primavera di Papa")

lunedì 14 gennaio 2008

coincidenze


Piccolo spazio pubblicità: stasera in onda su "Chi l'ha visto?" un aggiornamento sulla scomparsa di Antonio e Stefano Maiorana, di cui avevo anche parlato qui.

Un giornalista dovrebbe sempre raccontare la verità sui fatti, anche non nascondendo il suo punto di vista su di essi.
Un regista può raccontare anche le ipotesi, le possibilità, le coincidenze, anche se non ha (ancora) le prove che certe coincidenze non siano solo tali...
io le verità non le conosco, e tantomeno giudico o emetto sentenze, ma certe verità non si possono nascondere, certe verità possono aiutare a scoprirne altre. Certe individuali responsabilità giuridiche derivano da ingiudicabili responsabilità morali superiori...
Certe verità bisogna avere la maleducazione di chiederle, di cercarle, di pretendere che non restino sepolte.

la porcata


Da estense.com:

(...)È toccato poi a Ivo Silvestri entrare in aula. Il “testimone” di “Chi l’ha visto?” ha negato tutto quello che aveva riferito in due precedenti telefonate (nel febbraio 2006 e nel luglio 2007) alla trasmissione di Rai3: “quella mattina ero in casa – ha assicurato -; ho chiamato la tv perché volevo parlare con “Chi l’ha visto?”, ma erano tutte palle”. Una ritrattazione della quale non si è convinta l’accusa, tanto che il pm Nicola Proto ha chiesto di acquisire la registrazione di quelle telefonate, richiesta che ha ricevuto l’opposizione della difesa. A questo punto il giudice Francesco Maria Caruso si è ritirato per decidere. Dopo circa mezz’ora il “responso”. “la prova si forma nel dibattimento e di queste registrazioni andrebbe richiesta copia autentica oppure una testimonianza giurata di chi l’ha acquisita”. Richiesta rigettata, dunque, anche se “qualora indagini separate e autonome – ha aggiunto Caruso – potessero far emergere nuovi elementi, mi riservo una diversa valutazione, ove si tratti di fatti influenti nel giudizio in corso”.(...)

Ore 19 e qualcosa, pausa in aula mentre il giudice Caruso si ritira per decidere sull'ammissibilità delle registrazioni.
Nei corridoi, vicino al sottoscritto il giornalista de "La Nuova Ferrara" Daniele Predieri, il PM Proto, l'avvocato di parte civile Anselmo. Si avvicina l'avvocato della difesa Trombini, che rivolto al PM, dice che "questo processo è un ginepraio e una porcata". Un ginepraio proceduralmente, per le complicazioni tecniche sulle quali non ho strumenti per commentare. Ma soprattutto una porcata perché il sottoscritto (non nominato esplicitamente) avrebbe imbastito un improprio processo mediatico (con quale sentenza, avvocato?), di fatto costruendo una falsa "testimonianza" oltretutto inutilizzabile in aula.
La porcata sarebbe cioè il comportamento tenuto dal sottoscritto nei modi e nei tempi con cui ha acquisito la "testimonianza" di Silvestri (che in aula ha dichiarato il falso su questo), e di aver poi semplicemente consegnato al magistrato incaricato delle indagini la registrazione affinché lui, unica figura legittimata a ciò, ne verificasse l'attendibilità.
Addirittura Predieri, con il suo giornale mai stato troppo tenero con "Chi l'ha visto?", si è sentito in dovere - non tanto per difendere il sottoscritto, ma il diritto all'informazione e il rispetto civico della legge- di chiedere cosa avrebbe fatto lui al posto mio, se avesse avuto in mano una possibile testimonianza diretta di un omicidio...

Resta il fatto che in aula, unica sede della formazione come prova di qualunque testimonianza, l'uomo ha smentito il racconto fatto nella telefonata. Punto.

Per quanto riguarda la registrazione, come dice l'articolo sopra citato, non finisce qui.
Ma è opportuno che io ne parli solo se, dove e quando verrò chiamato a deporre.
Dunque, su questa vicenda, sospendo qui qualunque ulteriore comunicazione pubblica.
Torno a ballare sul soffitto...

giovedì 10 gennaio 2008

i 691 giorni del bufalo

Per le "puntate precedenti" clicca qui.


23 gennaio 2006: va in onda il mio primo filmato sul mistero della morte violenta di Federico Aldrovandi.
19 febbraio 2006: viene registrata sulla segreteria telefonica di "Chi l'ha visto?" una telefonata - nell'immagine sopra il testo trascritto.
27 febbraio 2006: va in onda il secondo filmato sul caso e in diretta Federica Sciarelli fa un appello al signore "non più giovane" a farsi vivo di nuovo.

Nel frattempo passa un anno e mezzo di difficile inchiesta...

20 giugno 2007: a Ferrara, nell'udienza preliminare, il GIP decide per il rinvio a giudizio dei quattro poliziotti accusati di omicidio colposo per la morte di Federico (tra l'altro hanno ingaggiato con lui una colluttazione non necessaria durante la quale hanno rotto due manganelli...);
quella stessa mattina, mentre eravamo in aula, arriva alla segreteria del programma una nuova chiamata. La redazione richiama l'anziano sul cellulare, egli ribadisce di sapere ma di non poter dire.
Intorno alle 15.30 vengo avvisato della chiamata, e telefono subito a questa persona, registrando in audio e video il nostro colloquio. Sono una quarantina di minuti di sofferenza, di emozione, di dettagli precisi (poi confermati da riscontri oggettivi) e non necessari sulla sua vita privata (è lì il motivo principale della sua ritrosia), ma soprattutto sui fatti che racconta, con diversi elementi in contraddizione con molte delle informazioni di dominio pubblico fino a quel momento.

Nel frattempo il PM acquisisce agli atti la registrazione della telefonata, interroga il testimone, che rocambolescamente prima nega e non firma il verbale, poi si ripresenta (evidentemente ben consigliato) e ritratta tutto dicendo di aver scherzato...

Nel frattempo è partito il processo...


Domani, infine, l'anziano signore verrà chiamato a deporre al processo.

Staremo a vedere, e a sentire.

martedì 8 gennaio 2008

il tunnel



Martedì mattina.
Dopo quasi due anni e mezzo passati a raccogliere documenti, leggere libri, guardare filmati, studiare articoli e collezionare contatti; dopo centinaia di telefonate a parenti, conoscenti, giornalisti, possibili consulenti; dopo settimane di riprese e una (prima) ventina di ore di "girato", decine di nastri riversati dagli archivi, fotocopie e stampe di articoli, fotografie; dopo 13 turni di montaggio; dopo discussioni, proposte, critiche, modifiche, tagli...
Dopo aver ottenuto una prima, precaria, superficiale, iniziale, accennata sintesi in due filmati di 17 e 10 minuti rispettivamente - due filmati che si completavano l'un l'altro dando il giusto spazio alla figura e alla biografia di una persona eccezionalmente originale, alle vicende personali di un uomo che in poco più di quarant'anni aveva fatto di tutto (dall'aver anticipato e guidato il sessantotto a Trento nel '67, aver co-fondato criticato a abbandonato Lotta Continua; dall'aver aperto Macondo, il primo "centro sociale" dieci anni prima degli altri; dall'aver propagandato l'antiproibizionismo sulle droghe leggere, all'aver inventato il "politichese" e all'aver aderito ad una setta ironica e piena di contraddizioni come quella degli "arancioni"; dall'aver inventato una delle prime e ancora una delle poche comunità laiche per tossicodipendenti, all'aver diretto una televisione locale ma non localistica e aver capito cos'era la globalizzazione dieci anni prima), ma che forse è stato ucciso per tutt'altro...
Dopo aver tagliato e accorpato, in due ore scarse, due filmati autonomi e averli ridotti a uno solo da 14 minuti, andato alla fine in onda quasi per miracolo (tempi stretti nei palinsesti e tante storie da raccontare, l'eterno limite)...
dopo avere, per l'ennesima volta, promesso a parenti, amici, colleghi, conoscenti, estimatori, curiosi e tutti gli altri, grandi cose per il presente e il futuro sul "caso" Mauro Rostagno...
stamattina, non so bene perché, ma mi sento come a metà di un tunnel.
Da una parte, dietro, il lungo viaggio per arrivare fin qui - ma è il lavoro che amo, annessi e connessi (delusioni e lezioni di vita comprese) per un risultato che a me per primo sembra solo un vago e misero "antipasto";
dall'altra parte, in fondo davanti a me, innanzitutto oggi, l'incognito: il responso dei dannati dati d'ascolto; il feedback di chi ha visto quel filmato, ieri sera; il riscontro del pubblico con segnalazioni, testimonianze, una voce che dia stimolo a continuare, che offra uno spunto per poter dire tutto il non-ancora-detto (e rimane fuori ancora il 95% di quello che "io so" sul caso Rostagno...); l'incognito che mi fa paura: paura che non ci sia possibilità di continuare, o che essa sia frustrata e frustrante...
paura di non aver sintetizzato abbastanza, di aver tralasciato nella prima (ma forse unica) occasione l'essenziale, le cose davvero più importanti; di aver deluso aspettative, di aver tradito promesse...
ecco, stamattina sento come un forte bisogno di chiedere scusa.
Per quello che non sono riuscito a fare, a dire. Per ora(?).

Stamattina ho paura del dopo. In fondo al tunnel c'è sempre una luce, certo. Ma ho paura di scoprire se dopo, continui o no la strada percorsa fin qui con fatica. Una strada che deve andare molto più avanti di così.

sabato 5 gennaio 2008

munnizza


Copio e incollo integralmente l'articolo di Saviano su "Le Repubblica" di oggi: lo trovate qui.

(Campania, Sicilia, Milano, Somalia: il succo, anzi il liquame è lo stesso... aggiungo solo una frasetta alla fine, nda)

J'accuse dell'autore di Gomorra: la tragedia è che Napoli si sta rassegnando all'avvelenamento
Imprese, politici e camorra ecco i colpevoli della peste
Gli ultimi dati dell'Oms parlano di un aumento vertiginoso, oltre
la media nazionale, dei casi di tumore a pancreas e polmoni
di ROBERTO SAVIANO


Roberto Saviano è l'autore di Gomorra, il best-seller che racconta un viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra È UN territorio che non esce dalla notte. E che non troverà soluzione. Quello che sta accadendo è grave, perché divengono straordinari i diritti più semplici: avere una strada accessibile, respirare aria non marcia, vivere con speranze di vita nella media di un paese europeo. Vivere senza dovere avere l'ossessione di emigrare o di arruolarsi.

E' una notte cupa quella che cala su queste terre, perché morire divorati dal cancro diviene qualcosa che somiglia ad un destino condiviso e inevitabile come il nascere e il morire, perché chi amministra continua a parlare di cultura e democrazia elettorale, comete più vane delle discussioni bizantine e chi è all'opposizione sembra divorato dal terrore di non partecipare agli affari piuttosto che interessato a modificarne i meccanismi.

Si muore di una peste silenziosa che ti nasce in corpo dove vivi e ti porta a finire nei reparti oncologici di mezza Italia. Gli ultimi dati pubblicati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità mostrano che la situazione campana è incredibile, parlano di un aumento vertiginoso delle patologie di cancro. Pancreas, polmoni, dotti biliari più del 12% rispetto alla media nazionale. La rivista medica The Lancet Oncology già nel settembre 2004 parlava di un aumento del 24% dei tumori al fegato nei territori delle discariche e le donne sono le più colpite. Val la pena ricordare che il dato nelle zone più a rischio del nord Italia è un aumento del 14%.

Ma forse queste vicende avvengono in un altro paese. Perché chi governa e chi è all'opposizione, chi racconta e chi discute, vive in un altro paese. Perché se vivessero nello stesso paese sarebbe impensabile accorgersi di tutto questo solo quando le strade sono colme di rifiuti. Forse accadeva in un altro paese che il presidente della Commissione Affari Generali della Regione Campania fosse proprietario di un'impresa - l'Ecocampania - che raccoglieva rifiuti in ogni angolo della regione e oltre, e non avesse il certificato antimafia.

Eppure non avviene in un altro paese che i rifiuti sono un enorme business. Ci guadagnano tutti: è una risorsa per le imprese, per la politica, per i clan, una risorsa pagata maciullando i corpi e avvelenando le terre. Guadagnano le imprese di raccolta: oggi le imprese di raccolta rifiuti campane sono tra le migliori in Italia e addirittura capaci di entrare in relazione con i più importanti gruppi di raccolta rifiuti del mondo. Le imprese di rifiuti napoletane infatti sono le uniche italiane a far parte della EMAS, francese, un Sistema di Gestione Ambientale, con lo scopo di prevenire e ridurre gli impatti ambientali legati alle attività che si esercitano sul territorio.

Se si va in Liguria o in Piemonte numerosissime attività che vengono gestite da società campane operano secondo tutti i criteri normativi e nel miglior modo possibile. A nord si pulisce, si raccoglie, si è in equilibrio con l'ambiente, a sud si sotterra, si lercia, si brucia. Guadagna la politica perché come dimostra l'inchiesta dei Pm Milita e Cantone, dell'antimafia di Napoli sui fratelli Orsi (imprenditori passati dal centrodestra al centrosinistra) in questo momento il meccanismo criminogeno attraverso cui si fondono tre poteri: politico imprenditoriale e camorristico - è il sistema dei consorzi.

Il Consorzio privato-pubblico rappresenta il sistema ideale per aggirare tutti i meccanismi di controllo. Nella pratica è servito a creare situazioni di monopolio sulla scelta di imprenditori spesso erano vicino alla camorra. Gli imprenditori hanno ritenuto che la società pubblica avesse diritto a fare la raccolta rifiuti in tutti i comuni della realtà consorziale, di diritto. Questo ha avuto come effetto pratico di avere situazioni di monopolio e di guadagno enorme che in passato non esistevano. Nel caso dell'inchiesta di Milite e Cantone accadde che il Consorzio acquistò per una cifra enorme e gonfiata (circa nove milioni di euro) attraverso fatturazioni false la società di raccolta ECO4. I privati tennero per se gli utili e scaricarono sul Consorzio le perdite. La politica ha tratto dal sistema dei consorzi 13.000 voti e 9 milioni di euro all'anno, mentre il fatturato dei clan è stato di 6 miliardi di euro in due anni.

Ma guadagnano cifre immense anche i proprietari delle discariche come dimostra il caso di Cipriano Chianese, un avvocato imprenditore di un paesino, Parete, il suo feudo. Aveva gestito per anni la Setri, società specializzata nel trasporto di rifiuti speciali dall'estero: da ogni parte d'Europa trasferiva rifiuti a Giugliano-Villaricca, trasporti irregolari senza aver mai avuto l'autorizzazione dalla Regione. Aveva però l'unica autorizzazione necessaria, quella della camorra.

Accusato dai pm antimafia Raffaele Marino, Alessandro Milita e Giuseppe Narducci di concorso esterno in associazione camorristica ed estorsione aggravata e continuata, è l'unico destinatario della misura cautelare firmata dal gip di Napoli. Al centro dell'inchiesta la gestione delle cave X e Z, discariche abusive di località Scafarea, a Giugliano, di proprietà della Resit ed acquisite dal Commissariato di governo durante l'emergenza rifiuti del 2003. Chianese - secondo le accuse - è uno di quegli imprenditori in grado di sfruttare l'emergenza e quindi riuscì con l'attività di smaltimento della sua Resit a fatturare al Commissariato straordinario un importo di oltre 35 milioni di euro, per il solo periodo compreso tra il 2001 e il 2003.

Gli impianti utilizzati da Chianese avrebbero dovuto essere chiusi e bonificati. Invece sono divenute miniere in tempo di emergenza. Grazie all'amicizia con alcuni esponenti del clan dei Casalesi, hanno raccontato i collaboratori di giustizia, Chianese aveva acquistato a prezzi stracciati terreni e fabbricati di valore, aveva ottenuto l'appoggio elettorale nelle politiche del 1994 (candidato nelle liste di Forza Italia, non fu eletto) e il nulla osta allo smaltimento dei rifiuti sul territorio del clan.

La Procura ha posto sotto sequestro preventivo i beni riconducibili all'avvocato-imprenditore di Parete: complessi turistici e discoteche a Formia e Gaeta oltre che di numerosi appartamenti tra Napoli e Caserta. L'emergenza di allora, la città colma di rifiuti, i cassonetti traboccanti, le proteste, i politici sotto elezione hanno trovato nella Resit con sede in località Tre Ponti, al confine tra Parete e Giugliano, la loro soluzione.

Sullo smaltimento dei rifiuti in Campania ci guadagnano le imprese del nord-est. Come ha dimostrato l'operazione Houdini del 2004, il costo di mercato per smaltire correttamente i rifiuti tossici imponeva prezzi che andavano dai 21 centesimi a 62 centesimi al chilo. I clan fornivano lo stesso servizio a 9 o 10 centesimi al chilo. I clan di camorra sono riusciti a garantire che 800 tonnellate di terre contaminate da idrocarburi, proprietà di un'azienda chimica, fossero trattate al prezzo di 25 centesimi al chilo, trasporto compreso. Un risparmio dell'80% sui prezzi ordinari.

Se i rifiuti illegali gestiti dai clan fossero accorpati diverrebbero una montagna di 14.600 metri con una base di tre ettari, sarebbe la più grande montagna esistente ma sulla terra. Persino alla Moby Prince, il traghetto che prese fuoco e che nessuno voleva smaltire, i clan non hanno detto di no.

Secondo Legambiente è stata smaltita nelle discariche del casertano, sezionata e lasciata marcire in campagne e discariche. In questo paese bisognerebbe far conoscere Biùtiful cauntri (scritto alla napoletana) un documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio e Peppe Ruggiero: vedere il veleno che da ogni angolo d'Italia è stato intombati a sud massacrando pecore e bufale e facendo uscire puzza di acido dal cuore delle pesche e delle mele annurche. Ma forse è in un altro paese che si conoscono i volti di chi ha avvelenato questa terra.

E' in un altro paese che i nomi dei responsabili si conoscono eppure ciò non basta a renderli colpevoli. E' in un altro paese che la maggiore forza economica è il crimine organizzato eppure l'ossessione dell'informazione resta la politica che riempie il dibattito quotidiano di intenzioni polemiche, mentre i clan che distruggono e costruiscono il paese lo fanno senza che ci sia un reale contrasto da parte dell'informazione, troppo episodica, troppo distratta sui meccanismi.

Non è affatto la camorra ad aver innescato quest'emergenza. La camorra non ha piacere in creare emergenze, la camorra non ne ha bisogno, i suoi interessi e guadagni sui rifiuti come su tutto il resto li fa sempre, li fa comunque, col sole e con la pioggia, con l'emergenza e con l'apparente normalità, quando segue meglio i propri interessi e nessuno si interessa del suo territorio, quando il resto del paese gli affida i propri veleni per un costo imbattibile e crede di potersene lavare le mani e dormire sonni tranquilli.

Quando si getta qualcosa nell'immondizia, lì nel secchio sotto il lavandino in cucina, o si chiude il sacchetto nero bisogna pensare che non si trasformerà in concime, in compost, in materia fetosa che ingozzerà topi e gabbiani ma si trasformerà direttamente in azioni societarie, capitali, squadre di calcio, palazzi, flussi finanziari, imprese, voti. E dall'emergenza non si vuole e non si po' uscire perché è uno dei momenti in cui si guadagna di più.

L'emergenza non è mai creata direttamente dai clan, ma il problema è che la politica degli ultimi anni non è riuscita a chiudere il ciclo dei rifiuti. Le discariche si esauriscono. Si è finto di non capire che fino a quando sarebbe finito tutto in discarica non si poteva non arrivare ad una situazione di saturazione. In discarica dovrebbe andare pochissimo, invece quando tutto viene smaltito lì, la discarica si intasa.

Ciò che rende tragico tutto questo è che non sono questi i giorni ad essere compromessi, non sono le strade che oggi solo colpite delle "sacchette" di spazzatura a subire danno. Sono le nuove generazioni ad essere danneggiate. Il futuro stesso è compromesso. Chi nasce neanche potrà più tentare di cambiare quello che chi li ha preceduti non è riuscito a fermare e a mutare. L'80 per cento delle malformazioni fetali in più rispetto alla media nazionale avvengono in queste terre martoriate.

Varrebbe la pena ricordare la lezione di Beowulf, l'eroe epico che strappa le braccia all'Orco che appestava la Danimarca: "il nemico più scaltro non è colui che ti porta via tutto, ma colui che lentamente ti abitua a non avere più nulla". Proprio così, abituarsi a non avere il diritto di vivere nella propria terra, di capire quello che sta accadendo, di decidere di se stessi. Abituarsi a non avere più nulla.


(5 gennaio 2008)


Fin qui Saviano. Ci sarebbe da aggiungere che di traffico di rifiuti le mafie si occupano da decenni, insieme ad altri "traffici" (droga, armi, denaro sporco). E alla luce del sole, da Trapani a Malta, fino a seppellire bidoni di scorie sotto le strade della Somalia... ma questa è un'altra storia. O no?

E pensare che Gaber ne parlava nel 1976:
(...)Ogni giorno una città come Milano accumula duemilacinquecento tonnellate di rifiuti... duemilacinquecento tonnellate... C'è da pensarci. Intendiamoci, non si può dire alla gente di consumare di meno e di produrre di meno. È un'utopia. L'unica salvezza è il riciclaggio dei rifiuti... o la disintegrazione.(...)

giovedì 3 gennaio 2008

quattro scatti tra le nuvole


Lui, il sovrano di Zermatt: il Cervino (all'alba)...


Lei, Eloisa, che studia le piste (altitudine 3800metri, temperatura -23°, vento 37km/h)


Io, quello nell'angolino (non è che scio così veloce, è la lentezza dello scatto delle macchine fotografiche digitali).


Esso, l'unico mezzo di trasporto ammesso a Zermatt, oltre alle rare ed elegantissime carrozze a cavallo dei grandhotel (furgoncino elettrico in versione merci; esiste anche con cabina e sedili, versione taxi)

Solo quattro fotine di una delle settimane bianche più belle della mia vita. Quella passata (ahinoi)...

si fa presto a dire Al-Qaida


La versione ufficiale dice che ad uccidere Benazir Bhutto sia stato un attentatore kamikaze, più o meno talebano, appartenente o simpatizzante di Al-Qaida...sarà.
Lo dice ufficialmente questo signore che, oltre che vestire l'uniforme militare, è diventato capo del Pakistan con un colpo di stato nel 1999 ed è stato sempre appoggiato dal governo guerrafondaio di Bush in funzione "anti-talebana" (più o meno come quando la CIA finanziava i talebani in funzione "anti-sovietica")... c'è da fidarsi, che dite?

Non so perché, ma mi viene in mente quando si disse subito che la bomba a Piazza Fontana l'avessero messa gli anarchici
e poi venne fuori che la strage era di Stato
...

Oh, intendiamoci: la signora Bhutto non era certo Rosa Luxemburg, apparteneva a una famiglia ricca, a un'élite sociale, aveva studiato ad Harvard e Oxford, portava avanti valori di ispirazione religiosa e aveva seguito politiche di compromesso che le portarono anche accuse di corruzione... insomma apparteneva in toto ad una casta (termine che nel mondo indiano ha un significato diverso che da noi): santificarla ora sarebbe sbagliato, ma ancora più sbagliato e grave è continuare a legittimare la dittatura che comanda laggiù con il benestare dei potenti dell'Occidente (Italia compresa), che propagandano l'export della democrazia appoggiandosi a certi importatori locali con l'uniforme.

Come si fa a sopportare una cosa del genere?
Io ho un mio sistema: penso a una vasca da bagno, una grande vasca da bagno...