venerdì 9 aprile 2010

minimizzare, sottovalutare, coprire, omettere e depistare

ALDROVANDI: PROCESSO BIS, AGENTI VOLEVANO EVITARE INDAGINI
MOTIVAZIONI CONDANNA PER DEPISTAGGI DI TRE POLIZIOTTI SU QUATTRO
(ANSA) - FERRARA, 7 APR - Il gup Monica Bighetti ha
depositato le motivazioni della condanna in cui accoglie in
pieno le accuse a tre dei quattro agenti imputati nel processo
'Aldrovandi bis', sui presunti depistaggi nelle indagini per la
morte del diciottenne Federico Aldrovandi, durante un intervento
di polizia il 25 settembre 2005 a Ferrara.
Per la morte del ragazzo erano gia' stati condannati l'estate
scorsa gli stessi tre poliziotti: Paolo Marino a un anno, Marco
Pirani a otto mesi e Marcello Bulgarelli a 10 mesi (il quarto,
Luca Casoni, ha scelto il processo e andra' a giudizio a parte).
La tesi dell'accusa e della famiglia Aldrovandi cosi' accolta
voleva dimostrare che le indagini partirono male perche' la
polizia fece di tutto per minimizzare, sottovalutare, coprire,
omettere e depistare. Ora le motivazioni della condanna del gup
spiegano in sintesi che Paolo Marino, funzionario che dirigeva
le Volanti, l'ufficio Upg della questura di Ferrara, il 25
settembre 2005 non disse la verita' al pm Mariaemanuela Guerra,
magistrato di turno, sulla morte di Federico per non
''compromettere i propri uomini''. Pirani, che era stato il
braccio destro del pm Guerra, durante le indagini invece non
fece cio' che doveva fare, ovvero mettere per iscritto cio' che
aveva scoperto sui brogliacci pasticciati del 113, ''per non
esporre a rischio Bulgarelli e Marino'' che li avevano
compilati, pasticciati e poi tenuti da parte. E Bulgarelli,
responsabile del 113 quella mattina, quando interruppe la
registrazione della telefonata con Casoni (esortandolo nel
dirgli: 'stacca') ''aiuto' i quattro agenti ad eludere le
possibili indagini a loro carico''.
Il gup Bighetti ha anche ribadito che le indagini ''per far
luce sulla morte del ragazzo stentarono a decollare e presero
forza solamente nella seconda quindicina di gennaio 2006, dopo
una campagna mediatica stimolata dall'apertura di un blog da
parte dei genitori del giovane''. Un'affermazione, questa del
giudice, quasi a contrastare quella del procuratore capo Rosario
Mina che intervenne in aula durante l'udienza preliminare,
innescando tensioni nel difendere l'operato della Procura
parlando di 'fogna mediatica' attorno al caso Aldrovandi.