giovedì 12 febbraio 2009

è un ragazzo!

Questo cosetto qua, intorno al 21 luglio, sarà Raffaele Buletti.

Qui il suo profilo sinistro. Notare il cervello... tutto suo padre, specie negli attributi! ;-)

Già, è definitivamente maschio, come si può vedere dalla protuberanza nel cerchietto rosso.

(E' ecografato da sotto: quelle due righe bianche sono i femori, ora lunghi 2 centimetri e mezzo circa - clic sulle foto per ingrandirle).

La ecografista, quando gliel'ha visto, ha esclamato: "E' un ragazzo".

Benvenuto, Papocchietto!
E GRAZIE Eloisa. TI AMO. Anzi, VI!

qualcuno era democratico

Cantava - o meglio, recitava-, tra l'altro, Gaber:
"(...) Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.(...)"


Oggi mi vien da dire:
Qualcuno era democratico perché Ignazio Marino è una brava persona.
Qualcuno era democratico perché Renato Schifani non è una brava persona.



L'ultima trovata del PD è di far fuori il senatore Marino dal suo ruolo di Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio Sanitario Nazionale e di sostituirlo con una carneade teodem che tanto piace a Rutelli.
Il motivo evidentemente sono le sue recenti dichiarazioni sul caso Englaro e non quello "tecnico" da lui stesso commentato (p.es. qui).
Ora la relazione di minoranza sulla proposta di legge sul testamento biologico sarà presentata da una cattolica che fondamentalmente è d'accordo con le posizioni retrograde del Governo. Evviva l'opposizione democratica italiana.

Il senatore, che ha un ottimo sito internet (e tiene pure un blog vero), è un chirurgo specializzato in trapianti, un luminare, come si dice. E' stato ospite a Chi l'ha visto? qualche puntata fa per smentire le leggende urbane terroriste del ministro Maroni (che aveva sparato stronzate tipo "In Italia scomparsi 3-400 bambini clandestini utilizzati per il traffico d'organi"...).
L'ho incrociato nei corridoi di Via Teulada quella sera, con i suoi occhialetti alla Harry Potter. Non ci ho parlato personalmente, ma fino a un minuto prima non sapevo nemmeno chi fosse e ho pensato: "questo è un ottimo medico e una brava persona". Niente di più, niente di meno.

Poi, durante la diretta, un funzionario ha insistito che sotto la sua faccia venisse messo un "sottopancia" che oltre che nome e cognome, portasse anche la dicitura "senatore PD". Ho pensato "e chissenefrega, non è qui per quello", evidentemente in solitudine.

mercoledì 11 febbraio 2009

meno male che c'è Schifani


Lo scrivo solo adesso, ma è un paio di giorni che mi gira nel cervello...
DEL PERCHE' IL CENTROSINISTRA NON HA UNA CLASSE DIRIGENTE IN GRADO DI GUIDARE QUESTO PAESE*

Lunedì sera, ora di cena: i TG danno la notizia che Eluana Englaro è morta (o meglio: ha finito di morire dopo 17 anni di inutili sofferenze e deperimento).
Aula del Senato riunita per approvare un disegno di legge aberrante voluto da Berlusconi contro la sentenza della Magistratura, contro la Costituzione, contro la posizione del Presidente della Repubblica, contro l'opinione della maggioranza degli italiani (a credere ai sondaggi)...
un debosciato sbraita che "Eluana è stata ammazzata", gli risponde la Finocchiaro. Non entro neanche nel merito: accettare di rispondere nel merito a certe provocazioni con un ragionamento civile significa già cedere terreno all'avanzare di un certo fascismo...
ma non è di tutte queste cose, arcinote, viste riviste e ritrite su TV e giornali in questi giorni, che voglio parlare.
L'ho visto e ascoltato a Blob, ripreso dal canale televisivo del Senato:
presiede la seduta il vicepresidente Vannino Chiti (PD). Un uomo che nella vita non ha mangiato abbastanza prugne secche.
Durante la bagarre torna il presidente Schifani e riprende il suo posto, proclama il minuto di silenzio e così via. Quando Schifani si avvicina al trono della presidenza, il microfono capta alcune parole di Chiti che si è accorto del suo arrivo.

"Meno male", ha detto. Meno male.


* Perché non mangia abbastanza prugne secche.

punto tivvù


Inaugurati i nuovi portali Rai, rai.it e rai.tv.

Sul secondo in particolare si posso seguire le trasmissioni in diretta web e (ri)vedere molti filmati.
Come per esempio (ma è proprio un esempio a caso, eh!) i miei due ultimi filmati di Chi l'ha visto? sulla scomparsa di Alessandro Ciavarrella, sedicenne di Monte Sant'Angelo (FG) che da oltre un mese manca da casa e per il quale qualcuno parla ormai esplicitamente di lupara bianca.

Trovare questi filmati con chiavi di ricerca è quasi impossibile, partendo da Google ancora peggio. Dunque, rimane la pressoché totale impenetrabilità dei siti Rai, pieni zeppi di schifezze Microzozz (se non avete l'ultimo Silverlight i video non si vedono, ma anche quando si vedono si piantano che è una bellezza), pagine in flash e codici "nascosti" dunque illeggibili da parte dei motori di ricerca, e che spesso e volentieri fanno "piantare" il browser...
Dunque a che serve tutto questo (dispendio di danari compreso)? Non a far "trovare" informazioni, filmati e altre cose "targate" Rai da parte di normali navigatori del web, ma solo da parte di chi "parte" digitando l'indirizzo dei portali Rai e da lì dentro sa come arrivare (se dotato di fortuna) a qualcosa che già stava cercando. Oppure a mostrare cose casuali a cui l'utente può accedere grazie a link interni decisi dall'emittente. Demenziale, vero?

Nel nostro caso, per segnalare i due filmati, non resta altro che appiccicare due bei link: qui c'è il primo filmato, qui il secondo. Andate, cliccate, visualizzate (pure più volte), votate, e moltiplicatevi! ;o)

Giusto per fare un esempio dell'assurdità ecco l'indirizzo per esteso di uno di questi video:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-87805725-45d9-4967-8128-323abc116702.html
... facile, no?

quasi come point brecc


La battuta è fin troppo facile: ma quelli veri, quando li beccano?

(fonte: "Rapina in banca con le maschere di Berlusconi e Dell'Utri", su corriere.it)

martedì 10 febbraio 2009

testamento bio-logico

Per fortuna che sono svizzero.
Per fortuna che da noi c'è gente come Ludwig Minelli, che ha fondato Dignitas.
Per fortuna però che esiste anche Exit Italia, anche se pochi lo sanno.

Mi chiamo Dean Buletti, sono nato a Lugano (Svizzera) il 18.06.1970.
Questo è il mio testamento bio-logico.
Nel pieno possesso delle mie facoltà mentali e morali, che appartengono solo a me stesso, dichiaro quanto segue:
se dovessi ammalarmi irrimediabilmente, se dovesse capitarmi un incidente o qualunque altro evento che mi rendesse la vita non degna di essere vissuta pienamente per come la concepisco ora, esprimo il desiderio,
se ne fossi ancor in grado, di rivolgermi a Dignitas o associazioni simili, per ricorrere al suicidio assistito o eutanasia che dir si voglia;
se non avessi più coscienza, se mi trovassi in coma irreversibile, in stato vegetativo, o in altro stato che renderebbe non dignitoso il far proseguire artificialmente le sole funzioni biologiche di questa meravigliosa macchina che è il mio corpo, chiedo che, per un gesto che sarebbe solamente d'amore, chi mi fosse vicino davvero in quei momenti (penso alla mia compagna Eloisa, in primo luogo), eseguisse la decisione che con queste parole prendo e dichiaro essere il mio volere per sempre: staccatemi macchine, tubi, sonde, qualunque oggetto artificiale che entri o tocchi o solamente controlli il mio corpo, lasciatemi andare, lasciatemi morire. Evitatemi di soffrire, anche per mezzi di oppiacei o altre sostanze adatte a questo scopo, anche se dovessero accelerare il cammino verso la morte.
Se poi qualcuno degli organi del mio corpo fosse utilizzabile per un trapianto, non esitate un solo secondo a farlo.
Poi, evitatemi l'ipocrisia di un funerale religioso: cremate il mio corpo e disperdete le mie ceneri, magari tra i boschi vicino il mio Monte (chi mi conosce sa dove intendo).
E non piangete, anzi bevete vino e ascoltate buona musica allegra.
E liberatevi dal virus della religione e dalla schiavitù del potere dell'uomo sull'uomo.
Io ci provo, ogni giorno, finché ho la forza e la ragione per farlo.

venerdì 6 febbraio 2009

eutanasia

C'era una volta una bella ragazza che sorrideva sempre.
Poi è successo qualcosa di terribile, forse un incidente.
Da anni è come un vegetale.
Ora finalmente un uomo ha deciso di porre fine alle sue inutili sofferenze,
staccando la macchina che la nutriva artificialmente.

Lui si chiama Silvio. La ragazza, Costituzione.


(post ispirato da questo articolo, da questo post, oltre che da un pò tutto quello che accade in Italia ultimamente).

vigili inurbani


Ecco perché da trentanni i vigili a Roma non avevano la pistola.
Finora.


Alberta è sera, d'estate, e Roma la sera d'estate è dolce e leggera e Alberta è giovane e lo sa bene. Luglio. 16 Luglio. 16 Luglio 1980. A Roma nel 1980 il sindaco si chiama Petroselli, alla Roma non è ancora arrivato né Falcao, né lo scudetto del Barone Liedholm e qualche punk si ritrova ancora sotto la scalinata di piazza di Spagna. Già, proprio fashion square! Ma Alberta chissà a che pensa, e chi può dirlo?, nella sua fiat 500 che era già vecchia all'epoca, perché su quei sedili ci si saranno innamorati i genitori o gli zii, o forse pure lei, chissà? Chissà se era innamorata, quella notte, a Trastevere, una Trastevere non ancora invasa dai turisti americani, dove però gli anziani già vedevano davanti agli occhi la loro giovinezza strappata via, pure nei ricordi, pure nelle abitudini. Una Trastevere che poco lontano, poco tempo prima aveva visto una ragazza cadere, sotto il proiettile di una divisa. E Alberta è sera d'estate, Alberta che poteva essere Giorgiana, che poteva essere chiunque nella fiat 500, passa il varco di Santa Maria in Trastevere, già terra proibita, senza togliere il piede dall'acceleratore, perché 21 anni, perché a Roma la sera d'estate è dolce e leggera e poi chi lo sa, chi lo sa perché. Dopo alcune decine di metri, Alberta si ferma, la fiat 500 si ferma, il mondo intorno no. Quello non si ferma. E' ferita Alberta. Sanguina. Ma ci vorrà poco a capirlo. E' morta Alberta. Alberta Battistelli. Alberta Battistelli, 21 anni. Alberta Battistelli, 21 anni, studentessa romana. E tra i proiettili che le hanno sparato i vigili urbani, dopo il varco, dopo l'infrazione, uno, quello mortale, e lo dirà la perizia balistica, gliel'hanno esploso da 20 cm. Da 15-20 cm. Per essere esatti.

(Ho preso questo testo da qui)

P.S. Pare che Alberta fosse tossicodipendente. Non lo so, ma non cambia di una virgola.
Perché nella Capitale, dove periodicamente qualcuno muore in motorino per le buche nelle strade, male illuminate, piene di detriti, ci mancavano pure i pizzardoni pistoleros.

giovedì 5 febbraio 2009

post 413 - intorno ai perché dell'inutilità di questo blog

L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo. Essere laici, liberali, non significa nulla, quando manca quella forza morale che riesca a vincere la tentazione di essere partecipi a un mondo che apparentemente funziona, con le sue leggi allettanti e crudeli. Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società.
[...]
Non esiste solo il potere che si esercita nelle decisioni, ma anche un potere meno visibile che consiste nel fatto che certe decisioni non sono neanche proposte, perché difficili da gestire o perché metterebbero in questione interessi molto stabili.
La grande differenza tra i valori proclamati e i valori reali della società, l’omologazione, fanno pensare veramente a una società totalitaria. Quello che importerà nel futuro sarà il comportamento della più grande forza mai conosciuta: la massa omologata dei consumatori, la stragrande maggioranza degli esseri umani, non più l’ingegno delle élites culturali o l’attività dei politici.
L'identikit di questo volto ancora bianco del nuovo Potere attribuisce vagamente ad esso dei tratti "moderati", dovuti alla tolleranza e a una ideologia edonistica perfettamente autosufficiente; ma anche dei tratti feroci e sostanzialmente repressivi: la tolleranza è infatti falsa, perché in realtà nessun uomo ha mai dovuto essere tanto normale e conformista come il consumatore; e quanto all'edonismo, esso nasconde evidentemente una decisione a preordinare tutto con una spietatezza che la storia non ha mai conosciuto. Dunque questo nuovo Potere non ancora rappresentato da nessuno e dovuto a una «mutazione» della classe dominante, è in realtà - se proprio vogliamo conservare la vecchia terminologia - una forma "totale" di fascismo. Ma questo Potere ha anche "omologato" culturalmente l’Italia: si tratta dunque di un’omologazione repressiva, pur se ottenuta attraverso l'imposizione dell'edonismo e della joie de vivre.
Una visione apocalittica, certamente, la mia. Ma se accanto ad essa e all’angoscia che la produce, non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, a parlare.


Questo era Pasolini, era il 1962.

Oggi, quel Potere non ha più un volto bianco, ed è rappresentato dalla Maggioranza.
E la Maggioranza è rappresentata da chi fa televisione...


Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è tale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la “tolleranza” della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne all’organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d’informazioni. Le strade, la motorizzazione ecc. hanno oramai strettamente unito la periferia al Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del sistema d’informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero paese che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè - come dicevo - i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un “uomo che consuma”, ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane.
L’antecedente ideologia voluta e imposta dal potere era, come si sa, la religione: e il cattolicesimo, infatti, era formalmente l’unico fenomeno culturale che “omologava” gli italiani. Ora esso è diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale “omologatore” che è l’edonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno ha cominciato a liquidarlo. Non c’è infatti niente di religioso nel modello del Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi sono due persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo (e, s’intende, vanno ancora a messa la domenica: in macchina). Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo? No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. Frustrazione o addirittura ansia nevrotica sono ormai stati d’animo collettivi. Per esempio, i sottoproletari, fino a pochi anni fa, rispettavano la cultura e non si vergognavano della propria ignoranza. Anzi, erano fieri del proprio modello popolare di analfabeti in possesso però del mistero della realtà. Guardavano con un certo disprezzo spavaldo i “figli di papà”, i piccoli borghesi, da cui si dissociavano, anche quando erano costretti a servirli. Adesso, al contrario, essi cominciano a vergognarsi della propria ignoranza: hanno abiurato dal proprio modello culturale (i giovanissimi non lo ricordano neanche più, l’hanno completamente perduto), e il nuovo modello che cercano di imitare non prevede l’analfabetismo e la rozzezza. I ragazzi sottoproletari - umiliati - cancellano nella loro carta d’identità il termine del loro mestiere, per sostituirlo con la qualifica di “studente”. Naturalmente, da quando hanno cominciato a vergognarsi della loro ignoranza, hanno cominciato anche a disprezzare la cultura (caratteristica piccolo borghese, che essi hanno subito acquisito per mimesi). Nel tempo stesso, il ragazzo piccolo borghese, nell’adeguarsi al modello “televisivo” - che, essendo la sua stessa classe a creare e a volere, gli è sostanzialmente naturale - diviene stranamente rozzo e infelice. Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati. La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio “uomo” che è ancora in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali. La responsabilità della televisione, in tutto questo, è enorme. Non certo in quanto "mezzo tecnico", ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere. Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre.


(P.P.Pasolini, Corriere della Sera, 9 dicembre 1973)


Ma se (...) non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, a parlare.