domenica 18 dicembre 2005

Fazio: un passo avanti!

Da Destra e da Sinistra si moltiplicano gli inviti più o meno formali al governatore della Banca d'Italia a "fare un passo indietro". Cosa c'è dietro Fazio, oggi che lo stanno scaricando tutti? Un burrone, il baratro, il vuoto. Quindi, lo si sta invitando ad un suicidio, ad un silenzioso harakiri: si tolga di mezzo senza disturbare più oltre. Peccato però che fino ad oggi, a quanto pare emergere dalle indagini, Fazio abbia "coperto" operazioni illegali che hanno favorito guelfi e ghibellini. E tutti, appena scoperte le relazioni pericolose di Fazio con alcuni dei furbetti del capitalismo finanziario italiano (il quartierino si estende da Trapani a Brescia, ma i furbetti sono solo pallide copie del furberluscone), a nascondere le dita sporche di marmellata dietro la schiena. Gli unici, l'estate scorsa, a fargli da scudo, i leghisti (la cui banca è stata "salvata" da Fazio tempo fa) - che oggi se ne stanno zitti.
A parte Borghezio che gira con un colletto di gommapiuma lamentando di aver ricevuto un trattamento di quelli che lui propone da palchi pubblici nei confronti di migranti e cittadini con meno diritti di lui (bianco, benestante, ben pasciuto e con documenti e stipendio invidiabili da 4/5 degli esseri umani di questo pianeta): fosse vero, c'è una giustizia nel mondo (anche per Sharon, il boia di Sabra e Chatila)...
E il piazzista di Arcore, in tutto questo, cosa fa? Antropologicamente incapace di pensare al bene pubblico (di tutti e quindi degli altri), coglie l'ennesima occasione per fare un affare: ottenere l'appoggio della Sinistra (minacciata da questa Tangentopoli che non scoppierà, visto il decennio di denigrazione della Magistratura) nel varare la legge sul risparmio che, da una parte otterrebbe lo scopo pratico immediato di far licenziare Fazio (e magari metterci un suo portaborse, magari qualcuno che portava i soldi in Svizzera per lui nei begli anni), e contemporaneamente porre anche la Banca d'Italia (come già altri pezzi dello Stato, e nei suoi desideri anche la stessa Magistratura) sotto il controllo del Governo, dall'altra gli permetterebbe una nuova modifica devastante delle regole del gioco con il beneplacito del Centrosinistra (che se la sta facendo sotto).
Ebbene, se un passo potessi suggerire a Fazio, sarebbe in avanti, non indietro: al grido di "Muoia Sansone con tutti i Filistei", prenda coraggio e spari tutto, dica tutti i nomi, faccio esplodere il Caos! Non dico di fare come Gaetano Bresci che uccise Umberto I (avo degli Agnelli e dei Savoia, stessi tratti somatici di intelligenza), che oggi di re in Italia ce ne sono pure troppi per farli fuori tutti con un colpo - ma certo, con quello che sa, potrebbe davvero fare scoppiare un bel casino.
E invece non succederà nulla di tutto ciò, perché siamo in Italia, dove tutti vorrebbero essere furbetti come il Furberlusconi, tutti vorremmo pagare meno tasse e qualche spesa (dal meccanico piuttosto che con l'idraulico) senza ricevuta ci ha fatto comodo a tutti...abbiamo il massimo rappresentante di questo paese, ce lo meritiamo. E quindi anche un "arbitro che gioca con le squadre in campo" come Fazio, e guardacaso la metafora è sempre quella del calcio, l'oppio di quest'Italia che di Gaetano Bresci non ha alcuna memoria.

(Vabbè, sul finale c'è un pò di delirio, ma sono parole di getto, che getto lì così)

venerdì 16 dicembre 2005

Consorte...rie


Oggi merita una citazione integrale la rubrica "Carta Canta" di Marco Travaglio,
quello che nel gennaio 2004 osò dire al teatro Vittoria a Roma dei DS:
«Sono entrati a Palazzo Chigi con le pezze al culo e ne sono usciti ricchi»

Massimo e gentil Consorte


"Sono contento che quella di Unipol sia una solida realtà finanziaria, tra l'altro quotata in Borsa, che nasce dal movimento cooperativo. Ma questo non incide minimamente sul futuro di Bnl: vedremo se vincerà il Golia rappresentato da una grande banca spagnola o il Davide che è l'Unipol. L'esito non dipende certo dalla politica. E' comunque assurdo dire che è uno scandalo che anche Unipol sia in corsa per acquistare Bnl" (Massimo D'Alema, Ansa, 15 luglio 2005).

"Io nell'operazione Unipol non c'entro nulla. Quella è un'azienda, una grande azienda risanata e quotata in borsa da anni, con il 70 per cento di azionisti risparmiatori, tra le meglio gestite del panorama italiano. Se l'operazione che sta facendo sarà buona o cattiva lo giudicherà il mercato. A me sembra un'operazione del tutto limpida, fatta con tre grandi banche internazionali. Il fuoco di sbarramento è dovuto a determinati interessi contrastanti. Se andrà in porto, se ne gioverà il pluralismo della nostra economia... Ma sa che le dico? Che nei confronti dell'Unipol c'è una campagna razzista" (Massimo D'Alema, la Repubblica, 21 luglio 2005).

"Unipol è un'azienda seria e gestita con grande efficacia. Posso capire che dia fastidio che le cooperative entrino nel salotto buono ma vorrei che si guardasse loro con rispetto. Sono una grande risorsa del Paese" (Massimo D'Alema, la Repubblica, 1° settembre 2005).

"Consorte e io siamo amici da 25 anni, non è reato, ci siamo sentiti per dirci dove saremmo andati in vacanza... (Le cooperative rosse e Unipol) sono quasi una riserva di etica protestante" (Massimo D'Alema, Corriere della sera, 3 settembre 2005).

"(Contro Ds e Unipol) c'è una campagna politica e giornalistica che risponde a certi interessi e a certi salotti... I Ds non favoriscono nessuno... Che cos'ha che non va Gnutti? E' socio anche di Olimpia (la finanziaria che controlla Telecom Italia, ndr) e nessuno ha mai detto niente. In queste critiche c'è un evidente elemento di ipocrisia. La sostanza dell'operazione Unipol-Bnl è chiara" (Massimo D'Alema, Il Sole-24 ore, 5 agosto 2005).

"Con D'Alema parliamo di questioni politiche, legislative, finanziarie" (Giovanni Consorte, amministratore delegato di Unipol, Corriere della sera, 8 settembre 2005).

"Dobbiamo pensare che tutti i cittadini che chiedono un prestito alla Banca Popolare di Lodi devono essere indagati, ci sarebbero delle retate... Consorte è un cittadino privato che chiede un prestito alle banche e credo sia in grado di ottenere tutte le garanzie per un prestito privato, visto che credo guadagni molto, molto più dei politici. Se uno chiede a una banca cifre anche consistenti, ma può dare le garanzie... Un comportamento lineare, fino a prova contraria. C'è un limite oltre il quale viene meno il rispetto delle persone" (Massimo D'Alema, La7, 2 settembre 2005).

"Si è aperta una competizione e sono state presentate due offerte con pari dignità da un importante gruppo bancario spagnolo e da Unipol, che è una società quotata in borsa. A decidere è il mercato, come è giusto che sia. Ha vinto Unipol perché l'offerta degli spagnoli era carta contro carta, mentre Unipol offriva denaro" (Massimo D'Alema, Ansa, 23 settembre 2005).

"Una richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di quattro persone accusate di aggiotaggio su azioni Unipol privilegiate è stata presentata dal pm di Milano Eugenio Fusco, titolare di un'altra inchiesta su aggiotaggio su Unipol e per la quale è in corso il processo a Milano dove tra gli imputati figurano il finanziere Emilio Gnutti e Giovanni Consorte. Il pm Fusco questa volta ha chiesto il processo per Stefano Dall'Aglio e Carlo Cimbri, dirigenti dell'area finanza di Unipol, Emilio Tonini ora direttore generale di Mps (all'epoca direttore generale della fondazione Mps) e un trader. L'inchiesta nasce da una segnalazione della Consob su fatti avvenuti all'inizio del 2003 e che hanno coinvolto la holding di controllo di Unipol Finsoe e la Fondazione Mps" (Ansa, 5 dicembre 2005).

"Si allunga l'elenco, nel registro degli indagati della Procura di Milano, degli iscritti nell'ambito dell'inchiesta sulla scalata ad Antonveneta. Da qualche giorno i pm Giulia Perrotti ed Eugenio Fusco hanno iscritto per concorso aggiotaggio anche il presidente e amministratore delegato di Unipol Giovanni Consorte e il vicepresidente Ivano Sacchetti. Secondo l'ipotesi d'accusa, Consorte e Sacchetti avrebbero preso parte al rastrellamento dei titoli dell'istituto di credito padovano insieme agli altri 'concertistì già indagati, appoggiando quindi l'ex Ad di Bpi Gianpiero Fiorani nel tentativo di acquisire la banca veneta" (Ansa, 7 dicembre 2005).

"Ci sono altri sette conti sospetti nell'integrazione della denuncia presentata la scorsa settimana dai legali di Bpi alla Procura di Milano. Tra questi conti ci sono anche quelli che riguardano il presidente e l'Ad di Unipol Giovanni Consorte e il vice presidente Ivano Sacchetti. Da quel che risulta sui conti di Consorte e Sacchetti è stato segnalato in entrambi i casi un addebito di 794 mila euro avvenuto nel 2002" (Ansa, 7 dicembre 2005).

"Unipol segue le sorti dei suoi vertici ed ora appare in difficoltà anche la sua Opa su Bnl. La compagnia assicuratrice bolognese è stata infatti iscritta nel registro degli indagati dai pm di Milano Giulia Perrotti ed Eugenio Fusco per la violazione della legge 231, quella sulla responsabilità amministrativa delle società, che secondo la normativa non avrebbe predisposto i modelli organizzativi per evitare la commissione dei reati" (Ansa, 7 dicembre 2005).

"Unipol è una questione della quale nulla so: ci sarebbe da interrogarsi su come l'informazione per tutelare gli interessi specifici della proprietà finisca per deformare la realtà. L'informazione deve poter tutelare gli interessi specifici che sono legittimi, ma bisogna che ci sia la trasparenza" (Massimo D'Alema, Ansa, 11 dicembre 2005).

mercoledì 14 dicembre 2005

Miao




Questo post è dedicato alle creature più meravigliose di questo pianeta (in questo caso lo sgorbietto nero sulla mia spalla è Mirra, il maschietto di casa; nell'altra foto Zerlina)
E alla loro follia.
Cliccate QUI e guardatevi questo spassosissimo video. Se il link non funziona, lo potete anche scaricare da qui.

P.S. Non ci posso fare niente, ma non sopporto i cani. Non più di tanto.

martedì 13 dicembre 2005

E.T.


Oggi si è manifestata un'immagine misteriosa in casa mia, un ectoplasma dall'inquietante rassomiglianza con il piccolo alieno del film di Spielberg. Che gli alieni vogliano comunicarmi qualcosa? Che il massimo dell'immagine sacra, della visione ascetica che posso permettermi è E.T.?

Cerco di analizzare l'icona e medito profondamente, poi ho una folgorazione: Berlusconi è un alieno! Avete presente il mitico film "Essi vivono" di John Carpenter e il suo prodromo L'invasione degli ultracorpi"?

Ebbene, ecco la spiegazione: Berlusconi è un baccellone!
E la spiegazione metafisica di tutto ciò si ha analizzando la chiazza da vicino: è olio extravergine di oliva (5 euri e 99 al supermercato, porca puttana!) - chiaro riferimento all'Unto dal Signore!


(P.S. Per chi non l'avesse capito: stavo scherzando... ma la bottiglia d'olio mi si è rotta davvero, dentro il sacchetto della spesa)

Gli stadi dentro il cervello

In Italia c'è una legge, la legge n. 205 del 25/6/1993, che punisce "chi pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche. Se il fatto riguarda idee o metodi razzisti, la pena è della reclusione da uno a tre anni e della multa da uno a due milioni."
Di Canio, un passato da ultras rivendicato con orgoglio e un'ammirazione per Mussolini "l'ultimo dei grandi nazionalisti (sic)", è fascista ma non può dirlo pubblicamente perché sa che è reato.
Perciò lui e i suoi camerati la buttano sempre in goliardia, in folklore. E dall'altra parte c'è chi risponde con Che Guevara e la Stella Rossa, simboli discutibili quanto si vuole ma perlomeno non illegali.
Ma quel che mi interessa è il tipo di reazione di chi, rappresentando le istituzioni pubbliche, quindi lo Stato, come per esempio il vicepresidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, che ha dichiarato: "La politica deve restare fuori degli stadi: commetteremmo un errore grave a trasformare gli impianti in teatri per esternazioni di culture che non appartengono a quella calcistica".
Ecco questa retorica della "politica fuori dagli stadi", nel paese di Berlusconi in particolare, farebbe ridere se non fosse così seria. La politica non è un corpo estraneo alla società ed alle sue numerose rappresentazioni: il teatro, la letteratura, il cinema, la televisione, ogni tipo di manifestazione pubblica di sé e di ciò che, volontariamente o meno, si rappresenta, sono politica. La politica non è una cosa sporca da tenere lontana, fa parte dell'uomo che vive in società (e nel villaggio globale nessuno vive fuori dalla socialità), anzi sarebbe la progettazione di modi sempre migliori di convivere.
Eppure viene ormai vista solamente come schieramento, come dicotomia: non è il calcio metafora della politica, ma la politica come viene intesa oggi (in Italia, col maggioritario in particolare) ad essere una metafora del calcio, dello stadio. Anche fisicamente, siamo tutti disposti su un ampio anello, diviso verticalmente in tribune di vario prezzo (la classi sociali) ma anche orizzontalmente in tifoserie, in partiti opposti, in fazioni e in correnti. Ora, è curioso come si guardi solo alla divisione orizzontale e mai a quella verticale. Forse perché il nostro sguardo è attirato a forza sul campo o sulla curva opposta alla nostra.

mercoledì 7 dicembre 2005

Cortocircuito mediatico o amanuensi medievali?

Notizia di Repubblica.it:
La violenza del branco in un blog: "Lo hanno fatto con tutte"
Qui l'articolo.

Nell'articolo vengono citate ampie parti del "quotidiano on line (sic!), che nel pomeriggio di oggi è stato oscurato su disposizione dell'autorità giudiziaria, è stato registrato al tribunale di Lanciano lo scorso mese di marzo."

Ora, un semplice esercizio:
su Google.it basta fare una ricerca
immettendo una frase qualunque tra quelle citate,
per esempio "L'hanno molestata di brutto, ce l'ha raccontato"
(così, con le virgolette, viene cercata esattamente questa sequenza di caratteri),
salta fuori un unico risultato, precisissimo:
un link al blog Dannatamente pura ospitato da splinder.com.

Cliccando sul link però si apre una pagina di Splinder che recita:
"Il blog che hai richiesto e' stato cancellato, oppure l'indirizzo che hai digitato non e' corretto.
www.splinder.com".

Ma Google ha una funzione molto utile, e che chi lo usa conosce bene:
vicino al link dei risultati si può cliccare su una "Copia cache" della pagina web
che si cerca e che per qualche motivo non è più online, ma che è stata memorizzata automaticamente da Google nel momento in cui l'ha catalogata.

Ed ecco che il blog salta fuori, con tanto di nomi, immagini
e link (non funzionanti perché splinder.com ha chiuso il sito).

Ora, gli inquirenti hanno fatto oscurare il sito,
certamente contattando questa società, intestataria del dominio splinder.com:
Tipic Inc.
David Linch
23 Floor - 600 Madison Avenue
New York, NY 10022
US
Phone: 212 4007574
Fax..: 212 7598980
Email: info@tipic.com

Ma non sanno che Google ha questa funzione? Qualcuno glielo dovrebbe dire: non certo un semplice utente come me,
e nemmeno qualche super-esperto hacker, ma magari qualche giornalista "di settore", che invece di passare il tempo a leccare il culo alla Microsoft che regala a piene mani gadgets e divertimenti vari (tanto per fare un esempio, a quelli di Repubblica, ma ai "giornalisti professionisti" in generale), potrebbe compiere il loro dovere: INFORMARE.

Molto interessante che sia scattato un meccanismo di oscuramento così grossolano: perché Repubblica.it ha diritto di copiare-incollare parti consistenti del testo originale, e un normale utente non può leggere quello che una persona ha volontariamente pubblicato (reso pubblico)?
Perché vengono citati i nomi dei minorenni coinvolti, certo, ma se la ragazza che tiene il blog ha deciso di sua spontanea volontà di pubblicarli? E soprattutto, se comunque quel testo si trova così facilmente, proprio grazie alle citazioni testuali?

Evidentemente qualcuno avrebbe bisogno di un bel ripasso di Filologia romanza e di approfondire i concetti di intertestualità e di ipertesto! Il massimo della versione spuria è quello che si legge sul sito www.lanciano.it, esattamente qui, dove viene riportato il testo originale con i nomi cancellati ma anche con tutta una serie di "correzioni" alle parole della ragazza:
i "xò, ke, xké" diventano "però, che, perché" eccetera!

domenica 4 dicembre 2005

POST 0 - intorno ai perché di questo blog



Prima del primo post, il numero zero a cui spesso si fermano i progetti audiovisivi che non fanno i palinsesti della nostra televisione, che non aggiungono granelli di polvere da sparo al cannone puntato ventiquattr'ore al giorno in casa nostra, uno (o nessuno) dei posti lasciati vuoti da quelli che sapevano, come Pasolini, come Mauro Rostagno...

Questo blog prende il suo nome da Errico Malatesta (1853-1932), che qui vediamo all'età di 37 anni.
Per sapere qualcosa in più su uno dei padri dell'anarchismo italiano, clicca qui !
Oppure, per chi ha tempo e voglia di approfondire può scaricare questa Antologia Tematica di Malatesta.

Che "mestiere" faceva Malatesta? Se oggi non fosse ridotto quasi a parolaccia, si potrebbe rispondere: "giornalista".
Il suo però è un giornalismo sui generis, senza tesserini né padroni,
è una costante ricerca di condivisione di conoscenza,
non si nasconde dietro ipocrisie e convenienze
e prende il nome di propaganda, ma propaganda di cosa?
Di una liberazione individuale e collettiva che nessuno può dare a nessuno se non a se stesso,
dunque Malatesta non scrive per conto di nessuno, ma scrive per tutti.
La sua non è controinformazione, che non esiste, è una forma di comunicazione, scritta su carta,
l'unica che nella sua epoca si potesse sfruttare con piccoli mezzi propri.

E forse siamo un pò tornati a questo: Internet dà anche la possibilità di mettere in collegamento
persone che tra di loro hanno in comune solo una scelta di condivisione, rappresenta una figurazione dell'auto-organizzazione della società anarchica pensata da Malatesta, forse.
O dà a tutti, almeno, la possibilità con pochi mezzi, di comunicare quasi senza intermediari.
Che questo possa portare ad una qualche forma di organizzazione senza autorità, e quindi che possa permettere di passare dalla comunicazione all'azione (quale?), sta ad ognuno di noi provarlo.

Io non ci scommetterei sopra, né ci perderei il sonno, insomma:
"moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, ma di morte lenta...
(Brassens/De André)