venerdì 29 dicembre 2006

Così tante persone da uccidere e così poco tempo!


A Benevento è in corso una mostra-itinerario nelle strade della cittadina, intitolata "C'era una volta un re. La fiaba contemporanea", patrocinata dal comune (a guida diessina). Sulla torre civica (e non sul campanile della chiesa di Santa Sofia, attenzione) campeggia l'opera di un giovane scultore fino ad oggi a me sconosciuto, Adrian Tranquilli (romano, seppur nato a Melbourne).



Il titolo dell'opera è "This is not a love song 4" e dev'essere anche un omaggio all'immortale canzone dei P.I.L. di Johnny "Rotten" Lydon...
Il numero 4 evidentemente è il segno che fa parte di una "collana": sul sito di una galleria d'arte infatti si possono trovare "This is not a love song 1"

e "This is not a love song 2"

che rappresentano rispettivamente un Superman e uno Spiderman emergenti da una parete bianca, oltre a un piccolo Uomo Ragno d'argento intitolato "The age of chance".



Qui di seguito alcune foto dell'opera esposta a Benevento prese dai siti di vari giornali locali e non:

Quest'ultima evidentemente mostra un'altra scultura (forse "This is not a love song 3"?), ma tant'è...

Ora, l'opera esposta ha suscitato le solite polemiche becere accese dai rappresentanti dell'intelligentsia locale: il solito prelato che ha indubitabilmente visto in quella figura nientemeno che il Diavolo; con lui i soliti politicanti locali, ignoranti e quindi fobici e censori del nuovo, del diverso, dell'ignoto: e non potevano certo mancare i bigotti della Margherita...
Ora, non sapete distinguere Batman da Daredevil* o da Devilman*, e passi.
Credete ancora al diavolo con le corna, e passi.
Dovreste rappresentare il meglio della vostra cittadinanza, e passi.
Ma essere così lontani dalla cultura contemporanea, dall'immaginario popolare degli ultimi cinquant'anni, così idioti da proporre la rimozione di una statua (bella o brutta è giudizio da lasciare a chi la osserva, se gliela lasciate osservare!)... che miseria.


*Giusto per farvi un'idea, questo è Daredevil (della scuderia Marvel, concorrente della D.C. Comics, che non vuol dire Dopo Cristo)

e questo è Devilman, personaggio di un manga di un grande artista giapponese:



...ma torniamo a Tranquilli, delle cui opere oggi mi sono intrippato:
Qui qualche considerazione sull'arte di Tranquilli.
Qui trovate notizie su una sua mostra attualmente in corso a Roma (fino al 27 gennaio): mi sa proprio che ci farò un salto, a questo punto!
Qui altre note sulla stessa mostra.

E qui trovate info per una collettiva a cui partecipa anche il nostro, sempre qui a Roma (fino al 18 febbraio).

Questa invece (me la sono dovuta andare a cercare sul sito di Amazon.com!), è la copertina di un catalogo di sue opere



Questa scultura, bellissima, è finita anche a fare da copertina a un libro, questo:

Raffigura un Wolverine di fronte ad un quadro alla Fontana: un doppio omaggio, un'opera che colloca Tranquilli in un panorama assolutamente contemporaneo (di oggi, "Inizi del Secondo Millennio") e che rende in una sola immagine un'idea precisa del contesto a cui l'artista appartiene.

E per finire, qui di seguito altre opere, il cui soggetto è evidentemente (quasi) sempre Batman:








Che dire? Batman Forever!, senza dimenticareRobin: Kapow!

Orcia l'oca!


Il sindaco di San Quirico d'Orcia, paesino al centro di uno dei paesaggi italiani più famosi (e un pò sputtanati) in tutto il mondo, ha preso carta e penna per scrivere una lettera di vibranti proteste alla Monsanto, famigerata multinazionale OGM, colpevole di aver utilizzato un'immagine simile a quella qui a fianco (presa da qui: clic per vedere quanto è stata maldestramente modificata in Photoshop!) nella homepage del suo sito italiano.

Ora, per carità: il sindaco avrà tutte le ragioni per voler tutelare le sue colline coi cipressi, il pecorino dop o il Brunello di Montalcino...
E lungi da me voler difendere una quasi indifendibile multinazionale come la Monsanto.

Ma utilizzare un'immagine suggestiva di una campagna riconoscibile come italiana nel sito di una ditta di diserbanti e sementi (senza entrare in argomento sui loro prodotti), non vedo come possa far diminuire la produzione di cinta senese, o peggiorare la qualità dell'extravergine DOP di quelle parti!

E' un pò come se i coltivatori di pini norvegesi scrivessero alle banche italiane (note trafficanti d'armi) perché hanno osato mettere un albero di Natale nella loro homepage, oppure come se Margherita Hack s'incazzasse con un sito di oroscopi che mette una nebulosa in homepage, oppure come se andassimo a vedere con che immagini si pubblicizza la pagina di Eni Nigeria...

Una modesta proposta: la Monsanto potrebbe prendere qualche suggestiva immagine da questo sito o ingaggiare i suoi animatori per una nuova... campagna d'immagine.

mercoledì 27 dicembre 2006

sCars


A Roma si dice "Il più pulito ci ha la rogna", versione borgatara dell'evangelico "Chi è senza peccato scagli la prima pietra"...
Quelli di Repubblica, che ci hanno la faccia come il culo, pubblicano un articolo che merita di essere ricopiato paro-paro:

Dai promotori finanziari ai maestri di sci fino ai diplomatici:
un'inchiesta di Quattroruote svela tutti i trattamenti di favore
Sconti: ecco i raccomandati
Si arriva oltre il 25 per cento


Dalla Opel alla Fiat, passando per Ford e Renault: ci sono tutti nella corsa ai cosiddetti "sconti speciali": lo rivela un'inchiesta pubblicata dal mensile "Quattroruote", che svelato tutti i segreti sui trattamenti di favore delle Case automobilistiche a categorie professionali e aziende.

L'elenco è lunghissimo e c'è davvero di tutto. Si comincia dalle promozioni riservate alle famiglie numerose (quelle formate da almeno sei persone, rappresentate in Italia dall'Associazione nazionale famiglie numerose) a cui Fiat e Ford riservano sconti che vanno, per esempio, dal 14% per una Fiat "Multipla Natural Power" al 24% per la Ford "Mondeo".

Ma non è tutto: Renault riserva sconti dal 13 al 24% agli agenti di commercio; le autoscuole ottengono da Opel fino al 26%, mentre Volvo sconta anche il 12% ai promotori finanziari. Tra le categorie beneficiate dal maggior numero di case automobilistiche ci sono i tassisti, i disabili e il personale diplomatico con passaporto di servizio.

Non mancano le curiosità: Ssangyong riserva un ribasso dal 10 al 13% (secondo il modello) agli agriturismi, mentre Fiat, Alfa Romeo e Lancia offrono sconti elevati ai maestri di sci.

(20 dicembre 2006)


Peccato che l'articolo "dimentichi" di citare una categoria, una a caso: i giornalisti. Che dalle case automobilistiche in Italia hanno sconti medi dal 13-15% in su. Evviva l'onestà intellettuale.

venerdì 22 dicembre 2006

mi è semblato di vedele un... glillo!


Oggi clicco come tutti i giorni sul blog di Beppe Grillo, e qualcosa mi salta subito all'occhio: l'immagine usata per illustrare il suo post odierno mi era familiare... infatti è la stessa identica che io usai in un vecchio post (21 luglio scorso), sempre sullo spionaggio Telecom! Buffo, no?

giovedì 21 dicembre 2006

Ce l'ha fatta (non da solo)


Ha finito di soffrire, Piergiorgio Welby. Un'oretta fa l'annuncio.

«Morire dev’essere come addormentarsi dopo l’amore, stanchi, tranquilli e con quel senso di stupore che pervade ogni cosa», aveva scritto sul suo blog.

La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.

Diceva Fernando Pessoa: perché poco fa ho letto per caso la notizia sul sito di un giornale locale di Ferrara, presa dal Resto del Carlino, che come il Giornale e altri, non partecipa allo sciopero dei giornalisti...
Ma la conferma viene dal sito dell'associazione Luca Coscioni.

P.S. Beh, Babbo Natale, allora me stai a dà retta, eh! ;-)

P.P.S. Correzione pomeridiana: il titolo originario del post era "Ce l'ha fatta da solo", prima della conferenza stampa pareva che la morte fosse arrivata senza intervento umano. Invece ora pare che Welby abbia ottenuto quel che chiedeva: l'aiuto di qualcuno che staccasse la spina. Per spegnere la macchina che artificialmente lo faceva respirare.

martedì 19 dicembre 2006

Una letterina a Babbo Natale...e una velina a Prodi!


Caro Babbo Natale,
non ti volevo offendere con il mio post del 13 novembre. So che ti fai un culo così e neanche i no-global si ricordano di te quando gridano contro la Coca-Cola che sfrutta i suoi lavoratori!

Se non ce l'hai con me e non mi calerai la notte del 24 dai tubi dei termosifoni con un sacco di carbone, di cui non saprei che farmi, avrei una lista di desideri da esprimerti:

Per come stanno messe le cose a Ferrara, arriveremo vicini alla Pasqua prima di sapere se ci sarà un processo o no.
E se eventualmente sarà un processo con rito ordinario (e pubblico), per omicidio preterintenzionale (pena da 10 a 18 anni) o per omicidio colposo (pena da 6 mesi a 5 anni); oppure se la difesa nel caso opterà per il rito abbreviato, dunque a porte chiuse e con pene ridotte di un terzo.
Ma se anche l'anno nuovo ci portasse una richiesta di archiviazione, un'assoluzione piena o comunque una condanna che non li vedrà scontare un solo giorno di carcere (che non auguro a nessuno: per me le abolirei, ma questa è un'altra questione), caro Babbo, fai in modo che quei quattro abbiamo modo di pensare ai Natali che la famiglia Aldrovandi avrebbe potuto passare, se quel 25 settembre fossero intervenuti come si deve.

Alle persone che non sono felici di passare il solito Natale in famiglia, ricorda loro che possono non farlo.
Alle persone che sono felici di passare il solito Natale in famiglia, buon per loro.

A chi crede in te, in Dio, in Allah, nella fusione fredda, nel riconteggio delle schede bianche, o nel suo tritatutto (un consiglio per gli acquisti: clicca qui per trovare il regalo adatto a chi ti fa girare le palle!)... porta in regalo, ogni tanto, un dubbio: non è che vivendo per il proprio paradiso postumo, spesso fanno della vita altrui un inferno presente? D'altronde ognuno ha i paradisi che si merita...

A chi ha rotto i coglioni persino a Ikea perché non vende presepi, visto che sicuramente ce ne hanno già uno in casa, porta un altro presepe e poi guarda la faccia che fanno. Quando gli porgi il foglietto delle istruzioni.
Ad Anna La Rosa, sospesa per sei mesi dall'Ordine dei Giornalisti del Lazio, ma che va ancora in onda col suo pornosalotto dove i politici non si vergognano di farsi fare soffietti neanche tanto metaforici (vero, Piero Fassino?), porta un frustino di pelle nera: se non sa che farsene, darà sicuramente argomenti più coinvolgenti ai suoi telespettatori...
A Berlusconi porta un cuore nuovo, che funzioni.
A Prodi non portare niente, tanto se lo prenderà con la prossima finanziaria.
A Casini porta un frustino di pelle nera, quello di Fini.
A chi aspetta l'anno nuovo perché spera che le cose migliorino, porta il coraggio di guardarsi indietro con rabbia.
A chi non si aspetta niente di buono, dal prossimo anno con più tasse, più immigrati, più inquinamento, più rotture di coglioni, porta come nuovo vicino un evasore totale della Brianza che gli parcheggia tutti i giorni il SUV davanti al cancelletto di casa. E all'evasore totale della Brianza portagli un esattore, perché non se ne vede mai in giro uno.

Per quelli che il 25 dicembre è un giorno come un altro,
per quelli che sei in gamba perché non ti candidi in politica,
per quelli che meglio Santoro di Ballarò,
per quelli che il campionato è falsato,
per quelli che il polonio lo darebbero a palate alla suocera, al capufficio, al collega più giovane e bravo, ai musulmani e a tutti quelli che gli stanno sulle balle,
per quelli che destra e sinistra son tutti uguali: a tutti loro porta un biglietto con su scritto "Hai ragione".
Sarà il più bel regalo della loro vita. Uno dei pochi.

Per quelli che non hanno niente, non gli portare niente, neanche l'ipocrisia di chi ci pensa di più a Natale.

A quelli che hanno perso un amore, una scarpa, un Clay Regazzoni, una puntata di Lost: fagli trovare sotto l'albero quello che gli manca di più - non quella cosa lì, non quella persona che se n'è andata e che non torna comunque, ma quel pezzo di loro che si è staccata un pò di tempo fa.
A quelli che hanno vinto, che hanno avuto fortuna, che trovano parcheggio, che sono guariti, che hanno avuto culo, porta loro l'ignoranza. Che non sappiano mai quanto sono minoranza.

A Welby porta una dolce morte senza sofferenza; a chi è contrario a staccargli la spina non portare sofferenza, dolore, o addirittura morte: mi basta un piccolo malditesta. Ma le aspirine gliele requisisco io.
A Natascha Kampusch, tornata oggi in tv ingrassata e imbruttita rispetto a quando era appena uscita dalla cantina, le chiavi di un'altra cantina dove rinchiudersi e per non rompere più le balle con la sua famiglia.
Alla Franzoni, un pigiama nuovo.
A Taormina, gli originali della sua perizia psichiatrica per cui ha mollato la Franzoni.
Alla famiglia di Ilaria Alpi, gli originali dei documenti che Taormina ha insabbiato per non far venir fuori la verità sulla morte della giornalista. Che non era più coraggiosa delle altre, è che al TG1 ti danno una scorta migliore (e che costa di più).
Ai giornalisti italiani col tesserino un bel contratto nuovo nuovo, che senza certe firme non sai a chi dare la colpa.
E che non si debbano più vergognare del loro mestiere, se lo fanno.

A quelli che vogliono diventare famosi in TV senza saper fare un cazzo, porta due lauree da 110 e lode, abilità di prestidigitazione, funamboliche e di contorsionismo, forza erculea e aspetto apollineo, un pò di raccomandazioni e le amicizie giuste, così poi ci fanno una figura peggiore e non solo loro.
A quelli che vogliono rimanere se stessi, falli diventare famosi.

A tutti quelli che non ne possono più dei Telethon, della solidarietà via sms, con carta di credito,
a tutti quelli che non sopportano più chi si lamenta che non ci ha una lira e va allo stadio, segue le trasferte, compra i gadgets, si abbona a SkyCalcio,
a tutti quelli che non ce la fanno più dei cinepanettoni e di chi ne parla, di chi li fa anche se è di sinistra,
a chi non vuole le discariche, le centrali a carbone, gli anelli ferroviari, le targhe alterne
porta
una fetta di salame condivisa con uno sconosciuto sulla porta di casa,
un pallone di carta e scotch in quei corridoi delle medie,
una pellicola di Stanlio e Ollio al cinemino dell'Oratorio,
una biciclettata in campagna,
un ricordo pulito. E la forza di pulire intorno a sé.

Caro Babbo Natale, agli amici che sì, sì ci vediamo e poi non ti invitano mai,
ai colleghi che ti danno pacche sulle spalle e appena le giri spettegolano di te,
ai parenti che si fanno vivi una volta l'anno e chiedono se va tutto bene,
a quelli che non ci riescono, ad essere più buoni,
porta qualche altra occasione. E la capacità di approfittarne.

A tutti quelli che ho dimenticato: ci siete anche voi, in questa lista: rileggetela...

Buone Feste e all'anno prossimo!

giovedì 7 dicembre 2006

Pif!


Persone informate sui fatti, p.i.f. per le procure. Sono i testimoni, le persone che hanno assistito ad un crimine orribile, ad una uccisione e non riescono a far finta di niente.
Che trovano il coraggio in una forza morale che non ti viene dall'età, dal colore della pelle, dal dio in cui credi (e che permetterebbe certe atrocità) o non credi.
E che parlano, e raccontano a un giudice, a chi cerca la giustizia in questa vita.

Come Anne Marie, la donna camerunense testimone del pestaggio mortale di Federico Aldrovandi da parte di quattro poliziotti.

E come il ragazzino di Barrafranca, testimone delle violenze sessuali e del rapimento di Francesco Ferreri da parte dei suoi assassini, a cui Beppe Grillo ha dedicato questo post. D'obbligo segnalare anche il bell'articolo del Corriere della Sera citato da Grillo qui.

E ancora una volta la testimonianza di una persona "diversa" per colore o per età, mi fa vergognare di certi miei concittadini "normali", che pregano e non vogliono pagare le tasse, che stanno già pensando ai regali di Natale (cioè a quanto spendere per dimostrare a qualcun altro il loro affetto) e che per i pedofili vorrebbero la castrazione chimica e osannano il papa che stabilì la regola per cui i preti pedofili vengono semplicemente cambiati di parrocchia... quelli che non vogliono problemi dentro il recinto della loro famiglia, ma che sono loro il problema di se stessi e di questo paese. Buone feste, brava gente!

mercoledì 29 novembre 2006

bad trip defender


Un quotidiano calabrese pubblica una interessantissima intervista a Mario Placanica, che vi consiglio di scaricare integralmente in PDF da qui e leggere con calma. Con molta calma, perché fa tremar le vene e i polsi!

L'ex-carabiniere fa una serie di affermazioni che combaciano con molte di quelle che si possono trovare nel DVD "Quale verità per Piazza Alimonda?" che avevo tempo fa analizzato in questo post.

La cosa che più mi incuriosisce, è il modo in cui Placanica (non) parla del maggiore Cappello, di come lo tira in ballo e contemporaneamente ne prende le distanze... se non avessi avuto un'esperienza particolare in Calabria pochi giorni fa, leggerei quelle parole più serenamente.
Ma adesso mi chiedo, e vorrei chiedere a lui:
Come fa Cappello a essere "responsabile del nostro mezzo" e non stare sul Defender da cui parte lo sparo?
Come mai per Placanica è tutto confuso eppure ricorda bene Cappello (e Truglio) picchiare a sangue dei fotografi (fra cui Eligio Paoni?)?
Ha visto dei colleghi massacrare la testa di Carlo con una pietra e non l'ha mai detto prima? E' vilipendio di cadavere, un reato!
E a chi lo disse? A Cappello, che, a quanto capisco leggendo, lo mette a tacere!
Insomma: le cose che Placanica dice e quelle che non dice, chi difendono, chi attaccano?


Sto ancora saltando sulla sedia...

P.S. La vignetta è un omaggio a Professor Bad Trip, geniale fumettaro morto pochi giorni fa a 43 anni: buon viaggio, professo'...
Riesci a vedere il quarto personaggio sulla camionetta?

lunedì 13 novembre 2006

non è stata la roba, non sono stati loro: è stato Babbo Natale?



Dalle conclusioni della superperizia medico-legale:

La causa del decesso di ALDROVANDI Federico è da indicare in una morte improvvisa per insufficienza funzionale cardio-respiratoria, definita dagli autori anglosassoni come “excited delirium sindrome”
Né le sostanze stupefacenti assunte dalla vittima e presenti nei liquidi biologici, né il politraumatismo contusivo patito in vita, hanno rivestito alcun ruolo causale nel decesso.


Insomma: è morto perché era agitato.
Ricorda: se ti pestano quattro poliziotti, abbastanza da rompere due manganelli ma non abbastanza da ammazzarti, stai calmo. Se ti agiti potresti restarci secco, e la colpa è solo tua...

Era agitato anche perché aveva assunto degli stupefacenti: alcuni, rilevati dalle analisi, in quantità ridicole; altri, non rilevati, forse perché qualcuno ha raccontato che li ha presi. Ma qualcun altro ha raccontato che era agitato anche perché lo stavano pestando!
Dunque?

venerdì 10 novembre 2006

non riesco a respirare!


I can't breath, I can't breath, dice a fatica l'uomo sotto i due poliziotti.
E un agente dice all'altro Put the handcuffs on!, mettigli le manette: ma quello sembra preferire continuare coi cazzotti...
Ma più dei pugni, più della posizione, quelle parole... un brivido lungo la schiena, giù per i polmoni.

giovedì 9 novembre 2006

gerrymandering a casa un altro

Bush ha perso le elezioni,
e il giorno dopo manda a casa Rumsfeld. Solo lui.
Sti americani: da noi le elezioni ci sono state sei mesi fa
e Pollari è ancora lì...

martedì 7 novembre 2006

gerrymandering a quel paese


Negli USA tempo di elezioni di "mid-term": in pratica sul culo di Bush è tatuata una data di scadenza, e oggi alcuni americani decideranno se prolungarla.

Prodi dice che la sconfitta nelle regionali del Molise (dove il centrodestra passa dal 58,2 delle regionali 2001 al 54% e il centrosinistra dal 41,8 al 46%) è solo una questione locale, quasi privata, che nulla ha a che fare con la fiducia degli italiani nel suo governo: vuol dire che è contento?

Se potesse, come Bush ha fatto in America, ridisegnerebbe la cartina del Paese per avere seggi elettorali su misura: leggete qui questa storia allucinante! E quando incontrate gli amici al bar, fate la faccia superiore e prendeteli in giro dicendo: "Io lo so perché Bush ha vinto di nuovo, ma è inutile che ve lo spiego: voi non sapete neanche cos'è, il gerrymandering!"...

crocefissazioni


Il giudice Luigi Tosti (nella foto) è stato dichiarato dal CSM non idoneo alla qualifica di magistrato di cassazione perché, pur essendo capace, laborioso e diligente sotto il profilo professionale, gli difettano "la correttezza, il riserbo e l'equilibrio".

Qual è stato il suo comportamento così scorretto, sfrontato e squilibrato? Aver chiesto di rimuovere i crocefissi dalle aule del tribunale dove lui, giudice laico (di famiglia ebraica), doveva svolgere il suo lavoro di magistrato al servizio dello Stato italiano (vedi articoli 2,3,7,8,19 e 20 della Costituzione) e dunque di nessuna Chiesa.

Altri dettagli qui, qui, o qui. Infine date un'occhiata pure qui...

lunedì 6 novembre 2006

gnocche, teste e altre frattaglie

Nell'immagine (presa con "Mela-Maiuscole-4" da un filmato Windows Media aperto in Quicktime, visibile sul sito di Repubblica.it e che riprende un servizio di Striscia la Notizia che utilizza immagini di Anno Zero - uff!), sotto il volto della giornalista Rula Jebreal, l'espressione "E' una gnocca senza testa, questa qua" sfuggita(?) a microfono inaspettatamente(?) aperto a uno degli ospiti del programma di Santoro (già oggetto di dibatti sul nuovo colore della sua testa)...

Di cosa si è parlato in quella trasmissione, delle domande intelligenti che la donna è invitata a porre in quel programma, e che quella sera rivolgeva a Di Pietro, sembra non importare nulla a nessuno. Il "giallo" del giorno e dei giornali è scoprire chi abbia pronunciato quell'apprezzamento: le "teste parlanti" potrebbero essere quelle di Renato Brunetta, Filippo Facci o l'economista Giulio Sapelli...
Qualcuno dice che l'apprezzamento potrebbe essere stato diretto "contro" la biondina ventenne Beatrice Borromeo "opinionista" fissa della trasmissione (se Facci è un giornalista e Brunetta un economista, lei ha diritto a essere definita opinionista, va bene?). A chi interessa questo "giallo"? A qualche testa a cui fa gioco prenderci tutti per gnocchi...


Saddam Hussein condannato a morte. Impiccagione, o forse decapitazione: in ogni caso, ci ha da perderci la testa. Letteralmente.
E giù tutta Europa a ricordare la nostra distanza (superiorità?) culturale da certe usanze incivili. Ehi, belle teste pensanti: questa storia è tutta "made in USA", sono loro che hanno vinto la guerra, che hanno portato la democrazia e hanno catturato il feroce dittatore, loro il processo-farsa. Quindi è sacrosanto che venga applicata la massima pena della massima democrazia del mondo. Abbiamo voluto la bicicletta?...
E' come mettere a dirigere la Rai o il paese o le principali aziende del paese (dalla Telecom al Sismi, dal Billionaire a Casa Savoia) un branco di bavosi fascisti cocainomani e arruffoni e poi stupirsi del giro di mignottame e telefoni bianchi che mettono in piedi, memori delle gesta di "quando c'era lui", prima cioè che la destra becera (non esiste una destra non becera!) italiana fingesse di allearsi coi valori codini della Chiesa...

Ma torniamo coi piedi per terra e la testa tra le nuvole:
L'Inter zitta zitta per ora rimane in testa al campionato.
Claudio Lippi si è messo in testa di fare il Savonarola contro la tv-trash che lo ha arricchito per una vita
(ma solo per poter trattare meglio sul prossimo contratto).
L'altrogiorno c'è stata una manifestazione di centomila persone contro il governo, con alla testa alcune delle belle teste ...del governo.

Anch'io sono contro la precarietà del lavoro, contro la tv-trash, contro il calcio, contro la pena di morte e contro il maschilismo.
Ma in testa oggi mi gira un altro pensiero, un desiderio più intimo, una voglia più turpe... anche se non è giovedì: oggi gnocchi!

E anche per oggi rimango a vivere con i piedi ben piantati sulle nuvole...

sabato 4 novembre 2006

gomorrea



Oggi,
che pure Beppe Grillo se n'è accorto (da buon genovese solo dopo che gliel'hanno regalato),
voglio parlare anch'io del libro Gomorra di Roberto Saviano.
Io me lo ero per coincidenza appena ordinato, con altri su InternetBookShop.

Una sera, in una casa dove si svolgeva un festa un pò noiosa, ho trovato il libro (intonso: certi libri "basta averli in casa", forse) e ne ho sfogliato le prime pagine. E sono rimasto folgorato.
Da quell'immagine del porto di Napoli, col container che si apre e lascia cadere cadaveri di cinesi, in pochi minuti raccolti e fatti sparire da loro concittadini, che gestiscono questo traffico con e per conto della camorra: i cinesi preferiscono farsi seppellire nella loro terra natìa (e non finiscono negli involtini primavera come diceva proprio Beppe Grillo nello spettacolo dell'anno scorso con una battutaccia scema e un pò troppo razzista) e perciò comprano (ancora da vivi, ovviamente) un "passaggio" per farsi portare in patria dopo il decesso.

Il libro mi è parso subito interessante (lo è "a prescindere" per l'argomento), oltre che perché è valso al suo autore l'attenzione dei camorristi che ha indotto lo Stato addirittura a fornirgli una scorta armata, anche perché scritto con uno stile preciso e tagliente, da inchiesta giornalistica ma con ricordi di certe lezioni americane...

Insomma: al di là della fama mediatica che il suo autore merita (vista anche l'attualità della situazione ciclicamente esplosiva di Napoli), credo che il libro meriti una lettura.
Anche, e per me non è cosa di poco conto, per quel che leggo del pensiero politico di Saviano, per esempio in questa intervista!

Per concludere un paio di link impressionanti: una recensione al libro scritta da Wu Ming
e una videointervista a Saviano stesso.

venerdì 3 novembre 2006

Torsello libero!


Buona notizia dell'ultima ora: leggetevela qui!.

giovedì 2 novembre 2006

tutto il tuo folle amore lo soffia il cielo



Il 2 novembre 1975 moriva Pier Paolo Pasolini.

Oggi a Roma c'era un vento, un sole che scaldava il viso e che faceva sentire certi brividi alla schiena...

specchio specchio delle mie zanne


Dicono che un'elefantessa dello zoo di New York ha fornito la prova che anche gli elefanti, oltre che i delfini e alcune specie di scimmie, sanno riconoscersi allo specchio.
Complimenti.
Io, certe mattine, non ci riesco...

martedì 31 ottobre 2006

messico e nuvole

Questo è l'ultimo fotogramma ripreso dalla telecamera di Brad Will, prima di cadere colpito mortalmente da un proiettile, a Oaxaca, Messico.

Il colpo è stato sparato da uno dei pistoleros ingaggiati (per 20€ al giorno) dai rappresentanti locali del Partito d'Azione Nazionale(ex-"Rivoluzionario Istituzionale") di Vicente Fox, ex-dirigente Coca-Cola e presidente messicano, per la repressione delle proteste degli insegnanti della regione.




"...e il vento suona la sua armonica
che voglia di piangere ho…"

mercoledì 25 ottobre 2006

de rebus aldrii


Ho appena visto la trasmissione "Rebus" di OdeonTV sul caso Aldrovandi: il video, diviso in quattro parti, si può vedere direttamente anche cliccando qui per la prima parte, qui per la seconda, qui per la terza e qui per la quarta.
Devo esprimere qui una serie di perplessità, ma prima sottolineo il rispetto delle scelte della famiglia che fa di tutto per ottenere pubblicità per la vicenda e verità sulla morte del figlio: in questo caso, sicuramente il primo scopo, un pò, sarà stato di certo ottenuto. Quindi ne è comunque valsa la pena.

Il conduttore, Maurizio Decollanz (nella telefoto), dal chiaro accento lombardo e dal baffetto da sparviero, con piglio risoluto tra Lucarelli e Poirot, in circa un'ora e mezza presenta una ricostruzione di quella ultima notte della vita di Federico. Quelle in corsivo sono le mie istintive reazioni e i miei commenti.

Parte male: dice che Federico saluta gli amici "a pochi metri da casa". Invece ricordo, come già l'allora questore Graziano al sottoscritto specificò, che Federico fu lasciato a ben 2,3 chilometri da casa! (Questa è una battuta, sia detto per i meno attenti)...
Parte benissimo invece con LA domanda alla quale dovremo riuscire a rispondere, alla fine di tutto: perché, per quale motivo Federico è stato "selvaggiamente picchiato"? E soprattutto, promette chiudendo la prima parte della trasmissione, "cercheremo di mettere in evidenza le incongruenze che sono emerse fin da subito" sulla morte di Federico.
Già in questa prima parte il racconto per immagini, la ricostruzione filmata "dei fatti", è affidata ad uno spezzone di uno dei tanti (e un pò verbosi) video di Paolo Bertazza: nessuna novità, per chi li ha visti in Rete, ma soprattutto nulla di nuovo che riguardi i fatti stessi (per fortuna Quicktime Player ha il suo "jog shuttle"!). Nell'intera ora e mezza amplissimo spazio verrà riempito col minutaggio di tali homevideo (e vabbè che OdeonTV non ha molti mezzi propri, ma almeno un lavoro di editing e di cura editoriale ce lo si poteva aspettare...).

Dopo la pubblicità viene annunciato il collegamento con "il regista", oltre che con "la mamma" e "la collega" Silvia Giatti da Ferrara. Il conduttore parla delle telefonate effettuate dal cellulare di Federico: una dozzina, in poco più di dieci minuti tra le 5.20 e le 5.30. Ed ecco lo sbalorditivo commento di Decollanz: "Il ritmo delle telefonate non lascia alcun dubbio: in quel momento ha bisogno di aiuto, di assistenza". Ah, sì? E come lo sa? Mistero, enigma, anzi: rebus...
Aldro non ha i documenti con sé: il conduttore afferma che è "probabile che stesse chiamando gli amici per affermare la sua identità". Poffarbacco!
E' sicuro: "l'incontro con i poliziotti è già avvenuto". Dunque chi è con Federico durante quei tentativi di telefonata? I poliziotti. Acciderbolina!
Finisce la seconda parte con altro materiale di Bertazza. Sono esterrefatto.

La terza parte si apre con una domanda al giovane regista: "realizzare un documento come questo non è stato facile..." un commento tecnico sulla qualità audio e video?
"...cosa ti ha spinto?": "Il bisogno di verità... ho cercato di andare a fondo..." in che senso?
Poi Bertazza parla degli insabbiamenti, dovuti a tanti, dal procuratore capo Messina addirittura all'allora ministro degli Interni... il siparietto si chiude con i complimenti del conduttore "per il coraggio" e il sorrisetto compiaciuto del ragazzo.
Edificante.

Si parla poi della terza perizia, quella condotta dai medici torinesi, e qui l'unica "notizia" di tutta la serata (per altro già nota da giorni): il rinvio della consegna della perizia al 16 novembre.
Poi Silvia Giatti chiarisce che questa perizia, in incidente probatorio, è stata chiesta dal secondo PM (Proto) che si occupa del caso dopo le dimissioni del primo titolare delle indagini, la dott.sa Guerra. Colei che, precisa il conduttore che dà l'aria di sapere più di quanto dica, non si presentò sul luogo quella famigerata mattina. E che ha addotto motivazioni personali per le sue dimissioni perché "potrebbero in qualche modo legare la sua famiglia alla vicenda"! Urca! E non dici altro?
Sciolti gli indugi, Decollanz definisce quella come una "notte della Repubblica" (citando, (in)volontariamente una storica trasmissione Rai di Sergio Zavoli), dove addirittura "la democrazia andò in tilt". Ohibò!

La quarta parte inizia con citazioni dal famoso commento di "Simone" sul blog e dalla famosa prima telefonata al 112. E qui si commette quella che più che una leggerezza risulta essere un vero e proprio errore; che fa venire, ahimè, anche un dubbio di onestà intellettuale.
Decollanz cita la telefonata e chiede a Bertazza di ripetere le parole pronunciate da Federico (secondo la telefonata citata, ma non fu la signora a riferire le parole di Federico!): le imprecazioni contro lo stato e/o contro la polizia che varie testimonianze citano (con beneficio d'inventario) e che però il conduttore liquida con una excusatio - sono parole "che direbbe chiunque stesse subendo un torto". Sono d'accordo, ma il modo in cui si arriva a tale affermazione, è fallace. Tanto per condire l'inciampo con la fantasia si ripete l'ipotesi che Federico avrebbe usato il cellulare per cercare di identificarsi di fronte ai poliziotti!
E' il passaggio che più di tutti mi fa arricciare il naso. Ma purtroppo non è l'unico. E lo devo dire.
Poco dopo, parlando dei due "francobolli" di chetamina (?), si dice che Federico "pensa di aver assunto della droga e teme che i suoi genitori non approverebbero": non è che lo pensa, lo ha fatto, comunque. Questo non giustifica nulla, ma non serve giustificare quel suo gesto in modo così superficiale. Ripeto: l'assunzione di sostanze non spiega né il comportamento né la morte di Federico, ma non si può negare che sia avvenuta, con una scelta consapevole da parte del ragazzo.
Parlando di nuovo della donna che per prima chiama il 112, si afferma che ella "non vede, sente solamente: dunque non sa se Federico è solo". E' un'affermazione che non ho elementi per sottoscrivere né per smentire, ora. Ma ne dubito, non so bene perché... Magari potessi farmelo dire da lei, quello che vede e sente in quei "primi" minuti...
Per Decollanz quello che accade è "un diverbio", che poi "sale di tono", vola "qualche spintone, qualche schiaffo". Ma sono agenti di Polizia!
Sono due, il conduttore ne è certo oltre ogni dubbio (e come fa ad esserlo?): indietreggiano e chiamano rinforzi. Così, quando Federico avanza, si trova davanti due pattuglie, quattro poliziotti. Sì, ma non è vero come si dice che quella è "una strada senza uscita", "a senso unico": per le auto, ma uno a piedi può benissimo andarsene nell'altra direzione, diobono!
Da questo momento entra in ballo la testimonianza di Anne Marie, come sappiamo. E giustamente il conduttore può parlare di Federico "selvaggiamente picchiato" perché c'è quella signora camerunense che l'ha testimoniato in aula e ci sono le foto dell'autopsia. Le botte sono ormai fuori controllo, sono bestiali. Ora, senza dubbio, sì. Tant'è che portano, di lì a poco, alla morte di Federico. Su questo possiamo essere d'accordo.

La conclusione è un altro siparietto Decollanz-Bertazza.
Decollanz: "A questo punto ritengo scontato un processo..."
e qui, scusate, ma io mi tocco
"... tu, Paolo, ci sarai?"
Bertazza: "Ci sarò sempre, questo è più che una promessa..."
una minaccia?

Alla fine di questi quasi novanta minuti in cui si azzarda con coraggio una ricostruzione di quell'ultima ora di vita di un diciottenne morto in seguito all'intervento sbagliato di quattro poliziotti, sono un pò amareggiato: per questo scrivo queste righe, di cui magari mi pentirò. Ma le scrivo perché non mi piace tutto quello che ho visto, e dunque questo modo di costruire una verità.

Dopodiche, il 16 novembre, e sempre, con i miei mezzi, col mio mestiere, ci sarò anch'io. E seguirò questa storia "fino in fondo", che ci sia un processo o un'archiviazione. Perché "non c'è giustizia senza verità", come chiude il conduttore di "Rebus": e la verità, come si fa nei tribunali dei film americani, bisogna dirla "tutta" e dire "nient'altro che la verità". Quella dei fatti che si possono realmente ricostruire.

nuovorespiro


Premessa: butto giù di getto (d'un fiato, in un solo espiro) un pò di "appunti per una (im)possibile recensione", questa volta senza link e ricerche in Rete: giuro che non ho letto recensioni prima (non lo faccio mai) né dopo aver visto il film... se qualcuna delle cose di cui parlo qui sotto vi incuriosisce, fate un copiaincolla in Google e cercatevela da voi! ;-)


Ho visto finalmente l'ultimo film di Emanuele Crialese, autore del geniale "Respiro" (2002).
"Nuovomondo" è un film bellissimo, che compone col precedente una specie di distico speculare.

Se non avete visto il film, anzi entrambi i film, è difficile riuscire a cogliere certi riferimenti.
D'altronde certe impressioni possono essere solamente mie, e dunque anche avendo visto i film, possono essere lontanissime dalle vostre: magari è tutta una pippa, lo so, ma intanto questo sognodicinema è mio, e mi viene come viene.
Ovviamente devo avvertire che nelle righe qui sotto svelerò alcune parti importanti della trama (che però non è la parte più importante)...

I primi venti minuti mi hanno ricordato un capolavoro: "Banditi a Orgosolo" di Vittorio De Seta (1961), forse uno dei primi "docudrama" italiani di un maestro del documentario, girato con attori non-professionisti e che raccontava una storia di pastori della Barbagia...tanto di cappello a Crialese che riesce (francamente meglio che un altro bravo giovane regista italiano con formazione documentaristica come Daniele Vicari in "L'orizzonte degli eventi") a rendere credibilmente un'atmosfera di vita dura come quella di una famiglia di pastori siciliani della seconda metà dell'Ottocento: piedi scalzi e pietre in bocca, sole che spacca e poche parole. Una preghiera di sangue e sudore come è da sempre per gli emigranti.
E poi il sogno su cartoline virate seppia di un America con alberi di monete d'oro e fiumi di latte, una terra dell'abbondanza con olive e carote gigantesche, quasi felliniane. Perché se devi mollare il tuo mondo, tanto vale sognarne uno davvero ricco.
E l'incontro con un porto, il mercato del pesce, con bestie di un altromondo fino a quel giorno sconosciuto, le scarpe messe solo dove c'è la strada per non consumarle: la fuga da un piccolo mondo antico fogazzaro che, quando parti, non puoi fare a meno di vergognarti.
E poi lei, scelta strana e fascino altero: Charlotte Gainsbourg, grandissima attrice prima che figliadi. Per lei avevo già un debole. E per lei che con quei capelli rossi rappresenta il perturbante, l'attrazione e il timore di un mondoirraggiungibile, tutta la famiglia si trasforma (positivamente, quindi con risultati opposti ma attraverso un meccanismo di influenze simile a quello del Terence Stamp nel "Teorema" di Pasolini). In lei si riconosce la bellezza e l'artificio, i suoni stranieri di un'eleganza e un comportamento che è naturale ma di una natura diversa, il bello relativo, quella della moda che aveva già i suoi estimatori (o fashion victims) come Baudelaire... e lei che porta quei capelli raccolti così mi ha suscitato fortissimo un altro richiamo: i capelli della "Arlesienne" di Van Gogh.
Poi parte il bastimento, e la nave va... e tutto diventa ombra, chiusura, spazi angusti e bui. E con quei capannelli umani mi tornano in mente "I mangiatori di patate" del primo Van Gogh. Se Respiro era la superficie al sole di una trasformazione interiore di un individuo (ma la donna interpretata da Valeria Golino passa del tempo in una caverna - forse platonica), Nuovomondo è l'interno perforza buio di una trasformazione sociale, dunque esteriore e comune.
C'è spazio qua e là per il sogno del fiume di latte e per quel galleggiante carotone felliniano a cui aggrapparsi con lei, immagine presente del futuro paradiso: e c'è una nebbia anch'essa felliniana, e canti improvvisi e non improvvisati. C'è forse un omaggio conflittuale con il grande cinema popolare (il musical, il film leaniano di massa, Titanic), con quell'America a cui abbiamo regalato i sogni della nostra civiltà perché ne facesse celluloide.
Ma poi c'è l'urto con la realtà di Ellis Island, con la Lampedusa newyorchese più simile a quella siciliana di oggi di quanto non fosse quella di Respiro: migranti di diversissima provenienza mescolati, ammucchiati, messi in fila e timbrati come animali, selezione della razza e dell'intelligenza obbediente, scarto di chi non serve al sogno americano che è sogno di un'America über alles grazie all'unica razza superiore possibile: quella ottenibile mescolandole tutte.
Se Respiro è l'auto-esclusione di una donna per la salvezza di una comunità, questo è la trasformazione di una famiglia per la realizzazione di una normalità da clinica milanese, questo è l'esclusione del muto da un sogno gridato in faccia all'ignoranza e alla "debolezza mentale".
In un dramma collettivo narrato con l'occhio ontologico del documentario e con una fantasia cinematografica da terzomillennio anche citazionista, Crialese ottiene il miracolo: non quello di far parlare i muti, ma di far tacere per un attimo il nuovomondo per permetterci di ascoltare degli esseri umani che costruiscono, trasformandone l'assetto, una nuovafamiglia.
E dunque il finale, speculare a quello di Respiro dove dal basso, dal fondale del mare siciliano si vedevano mulinare le gambe di una comunità unita e rinnovata grazie al temporaneo sacrificio di una donna: dall'alto, con la macchina da presa a picco, sul fiume di latte americano dove si vedono avanzare con calme bracciate sulla superficie, i membri di una nuova comunità, nata dal sacrificio di una donna. Che come la protagonista di Respiro sceglie alla fine di tornare a vivere nel suo vecchiomondo, che attraverso di lei è cambiato per sempre. Perché quell'America, oggi, siamo noi.
Che non abbiamo più nonne.

lunedì 23 ottobre 2006

il corriere della pupa

Il Corriere della Sera gareggia a fatica con La Repubblica in quanto a pubblicazione on-line degli articoli più "interessanti" (cioè che possano attirare il numero maggiore possibile di lettori/cliccatori) del giorno: oggi un bel commento di Bernard-Henri Lévy su Putin va ad affiancarsi, per esempio, all'ennesima scoreggina di Aldo Grasso (che sarà pure di sinistra ma è più noioso di Enzo Biagi quando parla in tv).


Alla fine Putin che ama elogiare stupratori finisce vicino vicino agli elogi per "La pupa e il secchione": affinità (e)lettive...

Tutkium!

Viveva tra i ghiacci dell'Alaska, era un inuit, Billy Brown. E' morto in Iraq come soldato USA.
Sì, perché c'è una guerra che continua a fare vittime (molte più civili, anonime, irachene ma anche molte militari occidentali),
nel caldo bacino della Mesopotamia...
Billy è l'ennesimo inutile morto, pescato dal fondo di un barile ormai raschiato fino in fondo: quello del reclutamento militare americano, sempre più in crisi.


Che il ghiaccio ti sia leggero, Billy.