venerdì 11 aprile 2008

il sesto potere


Stamattina mi sono imbattuto in un video molto interessante. Lo trovate qui.
E' una chiacchierata tra Nanni Moretti e Paolo Flores D'Arcais, un invito al voto per il PD contro Berlusconi... sono circa 26 minuti. Ma non mi interessa qui analizzare il merito del discorso, entrare in argomento (si chiede di votare per l'ennesima volta per quel centro-sinistra che da 15 anni è succube e complice del signor Televisione)...
Quello che vorrei far notare è come è realizzato il filmato.
1) I due interlocutori sono seduti fianco a fianco e parlano tra di loro, di profilo alla telecamera: non c'è coinvolgimento visivo di chi guarda.
2) Non c'è alcun microfono se non quello della videocamerina: l'audio è udibile, ma la voce suona distante e con un pò di riverbero.
3) Non c'è illuminazione apposita per i soggetti, che dunque hanno la stessa presenza visiva dei manifestini appesi alla parete (sono i manifesti (ironici?) dei film horror-trash del produttore protagonista de "Il Caimano", nda)
4) La camera è fissa e puntata su Moretti, sul quale stringe spesso con lo zoom: Pasolini parlerebbe di qualificazione attiva (prevalenza della macchina sul soggetto) - lo sguardo dello spettatore è obbligato ad avvicinarsi al soggetto, è meno libero di scegliere; e il soggetto non fa nulla per venire incontro a te che guardi.
5) Non c'è montaggio, almeno per 23' il filmato scorre integrale; poi ci sono un paio di tagli (quando si parla della Binetti), non meglio giustificati: dunque non c'è sintesi, scelta di una parte di discorso più importante (secondo il giudizio dell'autore del filmato) rispetto ad un'altra; ma non fino in fondo.

Dunque, che messaggio passa da questo filmato, al di là delle parole?
Due persone sedute in una posizione che non coinvolge un terzo punto di vista (il tuo) si parlano addosso per ventitre minuti di fila (troppi) senza interruzioni, a distanza da te e senza esaltare visivamente la loro presenza rispetto agli oggetti della scena, ma costringendo il tuo sguardo ad avvicinare quando e chi vuole l'autore, che ad un certo punto decide inaspettatamente di tagliare una parte della registrazione.
Cosa condividono con me che guardo, questi due soggetti? Le loro parole, forse. Ma non la loro immagine-corpo: non mi fanno sentire presente, partecipe alla loro conversazione, che dunque non mi ri-guarda.

Eppure sono due intellettuali, uno che ha sicuramente studiato il linguaggio verbale e la comunicazione scritta e non; l'altro addirittura un regista, uno che di mestiere usa immagini audiovisive per comunicare ed esprimersi.
Il terzo, l'autore del filmato, anonimo, non viene coinvolto in alcun modo nella conversazione ma è il protagonista principale della "conversazione" visiva con lo spettatore - è annullato quanto me che guardo, dai due. Eppure è lui, inconsapevole nella sua ignoranza del mezzo, e nella povertà di mezzi di produzione messa a disposizione dai due padroni (il set è nella ditta di uno dei due, mentre il video è trasmesso dalla rivista dell'altro), che mi constringe a guardare e sentire in quel modo lì, che spero di aver descritto in modo comprensibile.

Nelle scuole elementari si insegna la grammatica, a leggere e a scrivere l'italiano. Quando si insegnerà l'abc del linguaggio audiovisivo? Saper "leggere" un telegiornale, un film, è importante.

1 commento:

Ishtar ha detto...

Ciao ,
sono piemente d'accordo in particolare con le utime frasi conclusive, avere i mezzi per capire è fondamentale per farsi un idea propria e non subire l'informazione.
Per il dialogo che mi sono sorbita, da come è stato realizzato il tutto mi sa di imposizione di un pensiero con la presunzione che sia il più giusto!
Sicuramente sarebbe stato più gradevole, coinvolgente se il discorso avesse mirato a porre degli interrogativi partendo da dati certi per invogliare alla riflessione e la formulazione di un pensiero proprio.
Per le altre cose tecniche, come inquadrature etc ne sai di sicuro più tu, buona giornata :-)