
"Gomorra" di Matteo Garrone (film) non c'entra nulla con "Gomorra" di Roberto Saviano (libro).
Sarà pure un film ben confezionato, ma è più vicino ai poliziotteschi degli anni '70 con Mario Merli, o a un film di Hong-Kong, a un fumetto, che alla natura di reportage giornalistico-documentaristico che era il libro.
Non è una banale questione di "delusione del fantasma" (vedi Christian Metz), ciò di cui parlo; perché "Gomorra" il libro non è un romanzo, ma carne e sangue e analisi lucida e intelligente dei meccanismi nascosti di un "sistema" che lega le sfilate di moda alle fabbriche-lager di cinesi. Invece il film è (inevitabilmente?) solo la pelle (abbronzata agli UVA), la superficie (cromata delle pistole, luccicante dei vestiti kitsch, scura dei "bassi" di cemento armato e sporca dei sottoscala), l'impressione (l'immagine impressionistica) di qualcosa che non sa come raccontare, e che rinuncia a raccontare.
Ecco, il peccato originale di questa operazione è un'adesione acritica al tema della narrazione. Tant'è che il film è piaciuto molto a Scampia, dov'è stato proiettato tra il pubblico-comparsa-fantasma letterario (altro che Grande Fratello televisivo).
Ed è piaciuto pure a Sandro Bondi. Comincerei a preoccuparmene, se fossi tra gli autori...
3 commenti:
Io devo ancora leggere il libro!
Ma penso che potevamo immaginarci una cosa del genere siamo in Italia no?
Ciao :-)
Sei a Cannes allora? o forse sto sbagliando non so.
Sono stanchissima avrei bisogno di uno stop, vedremo quando.
Ciao
Stefania
@stefania:
No, sono a Roma, dove ho visto il film.
Sul quale ho un pò rivisto il mio giudizio: nel post criticavo quel che NON c'è nel film di quello che c'era nel libro, ma a ben guardare quel che C'E' nel film del film non è poi tanto male...
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