martedì 2 ottobre 2007

lo sguardo sconosciuto del lago


Ci ho pensato a lungo: "lo scrivo, non lo scrivo...". Ho deciso di scrivere.
Che ho visto un bel film italiano che s'intitola "La ragazza del lago". E che ho letto che il candidato italiano per l'Oscar per il miglior film straniero sarà "La sconosciuta", il brutto film di Tornatore.
Non voglio fare una recensione dei due film, metterli a confronto, tranciare giudizi. Ne trovate a decine, favorevoli o meno.

Quello che mi interessa qui è fermarmi un secondo a riflettere su quale Italia rappresenta certo nostro cinema all'estero. Perché ho sempre avuto la sensazione che il manierismo compiaciuto e barocco di Tornatore, che sotto sotto è pizza e mandolini, sia più adatto per gli americani che ci guardano ancora con gli occhi de "Il Padrino". E dunque non fa una grinza che candidato all'Oscar sia il suo "thriller" grottesco e lirico, cinema di maschere più che di persone, di felliniana ricchezza visiva e di televisiva sciatteria strappalacrime. Cinema di conflitti psicologici un tanto al chilo che tanto piaceranno ("mi ci giocherei una palla") agli sceriffi alla Cofferati...

Forse non a caso Tornatore ha fatto un film nel cui titolo compariva l'oceano: "ma che paura ci fa quel mare scuro
che si muove anche di notte e non sta fermo mai", verrebbe da cantare. E invece al bordo del lago di Molaioli vien voglia solo di stare un pò in silenzio, per capire come e perché quella ragazza è finita lì, uccisa così.

Infatti il "noir" di Molaioli, che viene non a caso da un romanzo norvegese (nella foto la copertina), appartiene a un altro mondo. Il mondo della lentezza, del silenzio, di sussurri e sguardi indifesi, dei tempi morti e della riflessione.
Parentesi: a casa ci siamo abbonati a Sky da qualche mese, e guardiamo quasi solo "Fox Crime": tonnellate di CSI, NCIS, Senza traccia, Criminal Minds, Num3ers...
Davanti al film di Molaioli, l'aspettativa del "giallaro" (patito dei generi giallo-noir-thriller onnivoro e vorace, simile al "metallaro") finisce per essere delusa: la "trama" non s'infittisce di colpi di scena, non c'è il crescendo drammatico prima della confessione, non ci sono sparatorie o scene in cui i conflitti esplodono con violenza esteriore. Resta tutto sotto la pelle, e nei paesaggi calmi della provincia italiana di un certo nord... niente laboratori della Scientifica, niente inseguimenti a sirene spiegate, niente duri che si prendono a cazzotti o a bicchieroni di bourbon...
si passano in rassegna i vari sospettati (prima o poi, per un attimo, sottilmente, lo diventano tutti), finché il mistero si svela, come togliere una garza dalla statua impolverata di un angelo prefabbricato in un cimiterino di campagna...
ed è tutto lì. Il male sottile che incrinava la teiera de "La stanza del figlio" anche qui separa le vite, le famiglie, la possibilità di redenzione, di perdono, di comprensione. Non c'è nessuna liberazione nel confessare un omicidio, nell'ammetterne due, nel desiderarne forse tre...
Quasi bergmaniano più che hitchockiano per l'elaborazione del senso di colpa, questo piccolo film entra in profondità e rimane con lo spettatore.
Parentesi: ieri ho visto due CSI Miami e non ricordo quasi la trama, le facce delle vittime... di questo film invece ti rimane addosso come una rugiada sulla pelle: piccole gocce non di sangue ma che danno i brividi lo stesso.

E allora penso che quest'Italia che urla sempre, che manda affanculo, che dà la caccia ai romeni e prepara i fucili padani contro i ladroni romani, che dà addosso agli unici sospettati di certi omicidi e non pensa nulla di altri, quest'Italia sempre pronta a indicare, a condannare, a giudicare un film senza prima vederlo, un film così fatichi ad apprezzarlo. E' lento, è noioso, diranno. Meglio i primi piani urlati di Tornatore, le lacrime frontali e gli sfruttatori di prostitute brutti sporchi e cattivi. Così si capisce che il male deve fare schifo, e chi fa schifo fa anche del male.

P.S. Sono solo io a vedere, nella posizione della ragazza del lago, una certa somiglianza con questa statua?

E' la Santa Cecilia di Stefano Maderno, un ticinese...
Ho trovato anche questa foto:

Beh, il manifesto del film è questo:

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