lunedì 22 maggio 2006

gli infiniti strati dell'azzurro cielo


Ieri pomeriggio, io&eloisa abbiamo visitato una mostra a Villa Medici, che consiglio (nonostante gli 8€ del biglietto):
Il colore si stende asciuga spessisce,si riposa.
Ettore Spalletti



Ecco una citazione dell'artista tratta dalla cartella stampa della mostra:

“Le radiazioni azzurre e violette, quando l’atmosfera è attraversata dalla intensità della luce, producono
nei giorni di sereno la colorazione azzurra del cielo.

I rossi di Roma impasteranno di nuovo colore il colore

Un piano nero
Non c’è racconto, non c’è ironia
È così com’è, rompe lo spazio
Non c’è sopra ne sotto
È sistemato all’altezza degli occhi
Non senti la città
Non senti la campagna
Non senti la luna

Nel dormiveglia del mare troviamo il grigio argento. L’accoglienza è un grigio, un colore che si muove
verso il bianco ma anche verso il nero, che offre la più alta qualità di tutti i colori.
L’azzurro è atmosferico, gli azzurri usati nelle mie opere sono sempre diversi, anche dosi quasi
impercettibili li distinguono.
L’azzurro è un colore che ci è sempre intorno. È un colore dentro cui viviamo.
Nell’azzurro lo sguardo vi affonda senza incontrare ostacoli.
Il rosa, il colore dell’incarnato.

Il colore cerca dentro il colore

Il colore si stende, asciuga, ispessisce, si riposa.”
(Ettore Spalletti)


Si parte con un trittico in rosa, di carne delicata; si attraversano stanze, colori e polveri, quasi da sfiorare col palmo della mano aperta; e si arriva alla stanza azzurra - un'immersione in cui il fiato si allarga anziché stringersi.
Le opere di Spalletti non sono, come troppa arte contemporanea, aggressive, violente, dimostrative. No, le opere di Spalletti, anzi, non ti parlano. Ti ascoltano, in silenzio.

1 commento:

JUJU ha detto...

E' vero: questa mostra è indubbiamente, dal punto di vista del post-cromatismo, un'esperienza transeunte, abbacinante, transfondente...quasi onirica o, come direbbe Bonito Oliva: Spalletti va interpretato in un'ottica multimediale, multiculturale e trasversale nella quale la storia rappresenta lo scorrere del tempo ma anche "post storia" e "neo storia", narrazione del futuro impossibile. Un manifesto dell'anoressia dell'arte, nell'era del web, indagata nella sua connotazione antropologica ed urgenza sociale.