Lo Stato è come la religione, vale se la gente ci crede. (Errico Malatesta)
C'è da commentare la vicenda tribunalizia che riguarda le violenze di Stato alla Diaz e a Bolzaneto...?
C'è da non farlo?
C'è chi lo fa rivolgendo un pensiero ai nostri cari concittadini, al "popolo":
Sono convinti che in fin dei conti quelli se lo meritavano, peggio, sono convinti che sia giusto che la polizia ci vada con la mano pesante, che la faccia pagare a ragazzi, per di più in maggioranza stranieri, tanto per aggiungere vigliaccheria a vigliaccheria, che stavano manifestando, punto. Ma anche fossero stati tutti criminali incalliti, ma per caso si perdono i diritti umani quando si delinque?
Non sappiamo proprio più cosa sia la democrazia, come ho letto da qualche parte c'è una prepotente richiesta di dittatura in questo paese
(la scrittrice Licia Troisi in un commento sul blog dello scrittore Sandrone Dazieri)
C'è chi (ri)scopre Bakunin, come Giuseppe Genna, che ho letto su Carmilla.
Allora forse c'è da tornare a citare uno degli ispiratori di questo blog:
Il governo fa legge. Esso dunque deve avere una forza materiale (esercito e polizia) per imporre la legge, poiché altrimenti non vi ubbidirebbe che chi vuole ed essa non sarebbe più legge, ma una semplice proposta che ciascuno è libero di accettare e di respingere. Ed i governi questa forza l'hanno, e se ne servono per potere con leggi fortificare il loro dominio e fare gl'interessi delle classi privilegiate, opprimendo e sfruttando i lavoratori. limite all'oppressione del governo è la forza che il popolo si mostra capace di opporgli. Vi può essere conflitto aperto o latente, ma conflitto v'è sempre, poiché il governo non si arresta innanzi al malcontento ed alla resistenza popolare se non quando sente il pericolo dell'insurrezione. Quando il popolo sottostà docilmente alla legge, o la protesta è debole e platonica, il governo fa i comodi suoi senza curarsi dei bisogni popolari, quando la protesta diventa viva, insistente, minacciosa, il governo, secondo che è più o meno illuminato, cede o reprime.
(Errico Malatesta, Il nostro programma)
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