giovedì 11 gennaio 2007

vicini, troppo vicini


Hanno confessato, i vicini di casa. Pare proprio siano stati loro.

Il movente: il fastidio. Il fastidio di essere due persone di mezza età, il fastidio di essere senza figli, il fastidio di avere lavori di merda e per loro solo una casetta a schiera, il fastidio di quella giovane donna troppo vicina, coi suoi tacchi, col suo rumore, il fastidio di quelle pareti troppo sottili, il fastidio per il rumore, per la vita che si muove e si agita più sonora nell'appartamento a fianco che nel loro, il fastidio di quel marito, un marocchino di merda, tunisino albanese fa lo stesso, tutta feccia da dargli fuoco, il fastidio di quel bambino mulatto, figlio di Allah e di puttana, che piange di notte e di giorno, che gioca e fa rumore, il rumore. Il fastidio di quella giovane coppia rumorosa che aveva un figlio e loro no, di lei che girava in casa pure coi tacchi mentre l'altra sempre in ciabatte a spolverare, preparare la cena per lei e suo marito, poi a letto presto, e sentire quel rumore. Il rumore. Il letto che cigola, i colpi, i gemiti, quelle parole soffocate. Il rumore. O le urla, i litigi, i piatti rotti e i pianti, mentre loro sempre tranquilli, silenziosi, grigi davanti al grigiore del loro tinello con la TV sempre accesa. Il rumore, basta con questo rumore. Adesso gliela facciamo pagare, adesso che quel negro di merda, avanzo di galera, non c'è. Adesso che è da sola, col suo moccioso color caffelatte e forse un altro in arrivo e noi niente, solo tv grigia e ciabatte. E loro rumore, rumore, rumore...basta.

Eh no, non so, non so perchè,
perchè continuano a costruire, le case
e non lasciano l'erba, non lasciano l'erba
non lasciano l'erba, non lasciano l'erba

Eh no, se andiamo avanti così, chissà
come si farà, chissà...

(A.Celentano, "Il ragazzo della via Gluck")

1 commento:

Dean ha detto...

un'amica, che preferisce rimanere anonima, mi ha scritto tempo fa:

Vivere con un extracomunitario non è facile: La gente ti guarda, ti giudica. Al lavoro qualche collega ti domanda "Ma un italiano non ti andava bene?" E allora vorresti raccontargli la tua storia: il tuo amore ferito da un italiano(...). Vorresti raccontargli di un muratore albanese che, come amico, ha fatto la lunga attesa con te al pronto soccorso per verificare se le percosse ricevute dall'italiano ti avevano procurato delle lesioni interne. Vorresti raccontargli di questo ragazzo che ti ha ridato la forza di credere in te stessa quando la paura di essere uccisa e sparire era più forte di qualsiasi ambizione lavorativa. Vorresti, ma ti blocchi dinanzi a tanta paura delle coppie multietniche.