giovedì 12 marzo 2009

dalla parte dell'arco


E una donna che reggeva un bambino al seno disse:
Parlaci dei Figli.

E lui disse:
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di se stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
E benché vivano con voi non vi appartengono.

Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
Esse abitano la casa del domani,
Che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro,
Ma non farli simili a voi:
La vita procede e non s'attarda sul passato.

Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.
L'arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito,
E vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell'arciere;
Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco.


(da Khalil Gibran, "Il Profeta").

La lessi la prima volta da adolescente. Dalla parte del figlio. Dalla parte della freccia.
La rileggo oggi, dall'altra parte.
E mi sento... un pò... teso! ;-)

2 commenti:

cometa ha detto...

Se posso permettermi un incoraggiamento :-)
dobbiamo essere la freccia
e l'arco, allo stesso tempo.
Un abbraccio, da padre a padre, da figlio a figlio
(e viceversa...)
cometa

Dean ha detto...

Lo so.
E pure il bersaglio, e l'arciere, e l'aria che si trafigge...
è che uno non ha ancora finito di crescere
quando si accorge
che non si finisce mai, e tutto intorno
è un crescere
di archi e di frecce....


(Così, un pò poetico...)