venerdì 13 novembre 2009

un'altra alba


Cercavo notizie sui fatti di Alba Adriatica, dove un uomo è stato ucciso durante una colluttazione con tre uomini(*), cercando di capire se qualche straccio di giornalista avesse indagato un minimo. Se qualcuno avesse scritto qualcosa di antirazzista, qualcosa di civilità... sul sito del Manifesto niente. Su quello di Liberazione niente. Vado su Google notizie e tra i link vado a leggere questo:

Le responsabilità individuali non sono responsabilità collettive
Ma un reato, anche se efferato
non giustifica il razzismo

di Rosalinda Cappello
Auto ribaltate, fumogeni e sassi lanciati contro le abitazioni degli zingari. Scene di guerriglia urbana che hanno trasformato una manifestazione di protesta in una vera e propria spedizione punitiva. Quello che è successo ieri sera ad Alba Adriatica, vicino a Teramo – scatenato dall’uccisione a calci e pugni del gestore di un locale da parte di tre nomadi ubriachi – è un ulteriore segnale dell’esasperazione dei cittadini frustrati nella loro esigenza di sicurezza, ma che non giustifica episodi simili che rischiano di sconfinare nel razzismo.
Perché il pericolo di una deriva razzista è dietro l’angolo quando si riversa su un’intera comunità il peso di qualcosa che riguarda invece la responsabilità individuale. Quei tre che hanno pestato a morte un uomo erano in visibile stato di ebbrezza, come hanno raccontato alcuni testimoni. Erano prima di tutto degli ubriachi, violenti, e poi dei rom. Di per sé, il fatto che una persona appartenga alla cultura gitana non comporta necessariamente che essa sia incline a commettere azioni contrarie alla legalità e alle basilari regole di convivenza civile. Checché se ne possa pensare, spinti da inveterati pregiudizi - nutriti spesso da una non adeguata conoscenza - sedimentati nelle pieghe della nostra società.
Tanto per provare a fare un po’ di chiarezza forse sarebbe bene precisare che i rom, nomadi, zingari o gipsy - per usare un’accezione dal sapore esotico – sono persone appartenenti a varie nazionalità - anche quella italiana - e non sono dunque solo rumeni, bosniaci e kosovari. Né sono tutti criminali. Spesso, invece, l’opinione pubblica tende a fare confusione, e in questo una parte della responsabilità ricade sui media, che enfatizzano gli episodi criminali che coinvolgono dei rom, e su certa politica che tante volte fa passare messaggi un po’ semplificati che vellicano idiosincrasie, odii, risentimenti, che portano a sparare nel mucchio.
Per cui, è bene che i responsabili dei reati vengano perseguiti e puniti in maniera adeguata, ma attenzione a non commettere l’errore di generalizzare e di aprire la strada a facili tentazioni razziste, a rovesciare sull’altro, sul diverso, sul distante da noi le frustrazioni di una società in difficoltà, che si sente insicura. In Italia, più che in altri paesi, è evidente una problematicità di relazione della popolazione con i nomadi, come è emerso lo scorso anno da un’indagine effettuata dall’Eurobarometro. Secondo questi dati, infatti, il 47% degli italiani non vuole avere gli zingari come vicini di casa, a fronte di una media europea del 24%, mentre in Francia e Germania ai rom sono stati assegnati alloggi comunali. A Parigi, per esempio, molti gitani vivono nei centri abitati in case popolari e in vecchi quartieri, pagano un regolare affitto e le bollette di luce e acqua, non sono emarginati, fanno i più svariati lavori, hanno l’obbligo di mandare i figli a scuola e hanno il divieto di accattonaggio e di chiedere l’elemosina. Chi sbaglia, ha la certezza di pagare.
La percezione diffusa di insicurezza, che si acuisce nel caso di episodi come quello di Alba Adriatica, dove uno dei delinquenti è riuscito a fuggire alla cattura da parte delle forze dell’ordine, esaspera gli animi già sensibili a pregiudizi duri a morire. Come hanno raccontato qualche tempo fa i disegni e i temi di alcuni bambini di Ponticelli sugli zingari: «Sembra che i bambini rubati li usino per l’elemosina, o li vendano a coppie senza figli, o per il trapianto degli organi». E, ancora: «Io penso che noi napoletani abbiamo fatto bene a cacciarli via, per cacciarli via abbiamo dovuto incendiare i loro campi». Ecco, proviamo a non alimentare pensieri come questi, parole che dovrebbero far riflettere tanto più se si pensa che a scriverli sono stati dei bambini.

12 novembre 2009


Dove mi trovo? Dov'è che ho potuto leggere parole di tale... come dire... buon senso (roba in via d'estinzione in Italia, da tutela WWF)?
Qua, sul webmagazine di FareFuturo, il think tank di Gianfranco Fini. Cazzo...

Allora, dopo aver letto questo articolo, ho chiuso gli occhi e sono riuscito per la prima volta a pensare a un paese senza Berlusconi, governato da gente assennata seppure lontana dalle mie idee, un paese dove forse erano meglio avere i democristiani che i leghisti, Un paese dove la sinistra forse non vince, ma almeno fa la sinistra. E dove certe ovvietà non c'è bisogno di scriverle in un articolo, non c'è bisogno di andarle a cercare su Internet, perché magari appartengono alla cultura popolare e alla mentalità comune dei cittadini di quel paese.
Allora è ancora possibile, forse...



(*) In lingua romanì, rom vuol dire uomo

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