"Fogna mediatica".Così Rosario Minna, capo della Procura di Ferrara (successore di Sewerino Messina, in carica all'epoca dei fatti),
ha definito il "processo bis" sui depistaggi e le irregolarità intervenute nelle prime (non)indagini sulla morte di Federico Aldrovandi.
Tra i
quattro funzionari della Questura ferrarese imputati, uno è Paolo Marino, colui che quella tragica mattina parlò al telefono con la PM di turno Mariaemanuela Guerra, che
non si recò sul luogo, secondo l'accusa su suggerimento (depistatorio) dell'imputato.
Nell'udienza del 16 febbraio scorso, entrando a gamba tesa e "non invitato" in un processo in corso, Minna ha rovesciato
l'ennesimo carico di fango (anzi, di fogna) su Federico, i suoi famigliari, i suoi amici, e anche sulla stampa che si era occupata del caso.
Non commento il fatto in sè, ma
rimando al blog della mamma di Federico, quel blog da cui è partito tutto, per il sottoscritto. D'altronde c'è pure una
risposta della Federazione Nazionale della Stampa.Quello che mi viene da ricordare, perché ormai del "caso Aldrovandi" ho solo belli e durissimi ricordi, è che
la "fogna mediatica" la contribuiscono a creare altri:
- i procuratori capi delle procure che non indagano, che convocano improvvide ed improvvisate conferenze stampa per divulgare solo certe parti di consulenze d'ufficio, di fatto censurandone parti importanti e facendole passare per la parola Fine sull'indagine (la prima, condotta dalla Guerra, che abbandonerà per "motivi familiari" mai chiariti un paio di mesi dopo quella conferenza stampa)...
- i questori capi, che invitano i giornalisti ad incontri informali dove esprimono liberamente le proprie convinzioni ("tanto verrà fuori che è morto per droga"), pregandoli poi di non riportare certi discorsi; e che magari poi incontrano tutta la stampa e arrampicandosi sugli specchi rendono merito a chi ha smascherato in televisione la balla (anzi, la fogna) dell'autolesionismo...
- i capi dell'ufficio stampa di un corpo di polizia di un paese democratico, che telefonano perché i servizi su quel "poveraccio" forse ucciso da quattro agenti non vadano in onda...- ecc. ecc. ma la "fogna mediatica" non la creano coloro che cercano la verità, e che la trovano; naturalmente non la verità giudiziaria, ma quella accessibile ai mezzi di cui dispongono: telefono, telecamera e microfoni, per esempio...
Queste cose le so, le ricordo benissimo, ne avrei anche le prove, se servisse.
Ma ormai quello che so io, quello che so fare col mio lavoro, non interessa più, non importa.
Ci sono ben altre fogne, caro procuratore capo, di quelle mediatiche.
Sono le fogne dove le voci libere non risuonano nemmeno.
E a me fanno molta più paura.Perchè dentro, mi creda, ci si sente molto più soli...